Napoli e Caserta non lasciano nessuna speranza ai tanti docenti in attesa di assunzione. Mentre gli istituti annaspano nella quotidiana lotta per quadrare i conti
di Luisa Smeragliuolo Perrotta
Inizia giugno e iniziano i conti e le trepidazioni dei docenti precari e del personale Ata che, all’inizio del mese, hanno aggiornato la loro posizione nelle graduatorie cosiddette ad esaurimento, per il biennio 2011-2013, trasformato in triennio dal “Decreto sviluppo” del 05/05/2011.
Quanti si saranno traferiti nelle province di Napoli e Caserta dopo aver maturato un buon punteggio in qualche provincia del centro-nord? Quanti avranno un punteggio superiore perché hanno svolto più supplenze oppure hanno lavorato in una scuola paritaria? Senza troppi colpi di scena, è certo che, a conti fatti, quando sarà pubblicata la graduatoria, probabilmente ad agosto, aumenterà il personale precario che Napoli e Caserta avrà dovuto lasciarle. Due province dense per popolazione scolastica, eppure inginocchiate dai tagli, che le hanno particolarmente colpite negli ultimi due anni, riducendo gli organici e affollando le classi.
Per molti precari la scelta di lasciare la Campania è obbligata: il personale Ata e i docenti che nel 2007 avevano deciso di iscriversi in una di queste graduatorie, già di per sé affollatissime, dalle prime manovre del Governo Berlusconi, nel 2008, hanno cominciato a lavorare sempre meno, perdendo ogni speranza nella possibilità di ricevere la stabilità intravista dal piano di immissioni in ruolo del Governo Prodi.
Le province maggiormente gettonate per il trasferimento dei docenti meridionali risultano Milano e Torino e le “intasate”, secondo le statistiche, Roma e Firenze. In Campania sono ancora lunghe le liste di chi attende l’assunzione, dopo aver superato l’ultimo concorso pubblico nella scuola, nel 1999: ogni anno si dovrebbe assorbire il 50% dalle graduatorie del concorso e l’altra metà dalle graduatorie provinciali ad esaurimento, in base ai posti in organico disponibili, ma da due anni le assunzioni sono letteralmente bloccate in tutto il Paese, eccetto per le graduatorie del sostegno e della scuola dell’infanzia, per cui c’è stato un piccolo numero di assunzioni. Quali sono le conseguenze reali sul funzionamento della scuola pubblica negli ultimi due anni? In molte scuole delle province di Napoli e Caserta diverse classi sono state prive di docenti, per settimane o addirittura per mesi, poiché le scuole non avevano soldi per pagare i supplenti (è recente la notizia degli stipendi anticipati ai professori con i soldi versati per le gite in un liceo della Brianza); pochi sono stati i precari pagati con regolarità, ma in generale raccontano di un pagamento procrastinato di mese in mese; quotidianamente è capitato che le classi siano state prive di sorveglianza, quando nemmeno i docenti di ruolo bastavano, con il loro straordinario, a sostituire un docente assentatosi per malattia...continua
mercoledì 1 giugno 2011
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