Entrambi i partiti a vocazione maggioritaria escono malconci dalla tornata elettorale. Il Pd diventa quasi irrilevante, il Pdl ha perso molti più voti di quelli erosi dai finiani
Alessandro Pecoraro
Una vittoria per le liste civiche, una grande sconfitta per Partito democratico e Popolo della libertà.
Terzo Polo quasi invisibile. Questo il responso delle urne in occasione delle elezioni amministrative, che si sono tenute a maggio, in oltre 40 città delle province di Napoli e Caserta. Elezioni che hanno confermato in modo incontrovertibile la sfiducia dei cittadini campani nei confronti dei due maggiori partiti.
Il centrodestra, dopo aver conquistato Province e Regione, ha avuto difficoltà ad attribuire all’opposizione la colpa dei problemi del territorio, mentre il centrosinistra non è riuscito ancora a riorganizzarsi e, dopo la fine del “ventennio” bassoliniano, è alle prese con un difficilissimo cambio generazionale, non ancora riuscito. L’Italia dei valori (con la sola eccezione di Napoli) e Sinistra e libertà stentano a decollare, fermandosi sotto il 4%, in quasi tutte le città, il Pd continua a perdere consensi.
Le sconfitte elettorali subite negli ultimi due anni non hanno prodotto alcun tipo di cambiamento e così un partito che a livello nazionale è attestato tra il 27 e il 30% dei voti, a Caserta non è riuscito a superare la soglia del 10%, mentre a Napoli è riuscito a malapena a raggiungere il 16%, un risultato che dovrebbe far riflettere i vertici locali e nazionali del partito, soprattutto se si pensa che l’anno scorso, alle elezioni regionali, il Partito democratico ottenne il 15,07% delle preferenze, a Caserta, e il 21,69% a Napoli. Risultati che sembravano aver posto fine al calo dei consensi del Pd campano, ma evidentemente così non è stato.
Gli errori commessi a Napoli prima con Andrea Cozzolino e poi con Mario Morcone, dove il “fuoco amico” di Luigi De Magistris ha colto i coordinatori Enzo Amendola e Andrea Orlando di sorpresa, e il fuggi fuggi generale in Provincia di Caserta, hanno condotto i democratici in un vortice pericoloso. «Il Pd ha subito un forte arretramento e si deve porre il problema della sua rifondazione», ha affermato Orlando subito dopo le elezioni.
«Dobbiamo domandarci perché non abbiamo saputo interpretare il cambiamento e intercettare la domanda che ci facevano i cittadini». Meglio tardi che mai si direbbe, ma purtroppo il fallimento della classe dirigente del Partito democratico era chiaro, nitido e cristallino già da un po’.
Sono molte le cose che mancano, a partire da un reale rinnovamento della classe dirigente, dalla prospettiva a lungo termine e soprattutto dalla lucidità di capire che è inutile continuare a litigare per “comandare”, in un partito che ormai è arrivato ai minimi storici di sempre e, a Caserta, è stato superato anche dall’Udc. Non è un caso che una delle pochissime città della provincia in cui il centrosinistra ha invertito una tendenza negativa che durava da molti anni è Parete, dove il Pd, presentandosi insieme alle altre liste della coalizione sotto un unico simbolo, è riuscito a sconfiggere le liste civiche in appoggio al centrodestra proponendo come candidato Raffaele Vitale, 29 anni e tanta voglia di voltare pagina...continua
mercoledì 1 giugno 2011
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