giovedì 1 ottobre 2009

LAVORO, LE CANNONATE DELLA CRISI

Dal Molino Chirico di Teverola, svenduto per ripianare debiti societari, alla Montefibre di Acerra e all’Alcatel di Battipaglia. Operai alle corde, proteste disperate


di Francesco Falco


È possibile, in tempi di recessione, che un’azienda solida chiuda, mandando sul lastrico 51 lavoratori? È possibile che decine di famiglie vengano abbandonate, in ostaggio del caso, senza alcuna luce sul futuro? È possibile. Questo ed altro, in Italia e dalle nostre parti. È la storia dei 51 lavoratori del pastificio Molino Chirico di Teverola (nelle foto). L’azienda in cui lavoravano ha cessato la produzione da quattordici mesi, loro vengono cassintegrati. Da maggio non percepiscono nemmeno più la cassa integrazione, che scadrà definitivamente a novembre di quest’anno.
Una storia diversa dalle altre. «Fino al 2007 – protestano – lavoravamo 7 giorni alla settimana, 24 ore su 24: riposavamo solo a Pasqua e Natale». I lavoratori raccontano una storia che con la crisi ha ben poco a che fare. «Il settore della pasta è uno dei pochi, se non l’unico, a non aver risentito della crisi», ci tiene a sottolineare Giovanni Macari, una moglie e un figlio, come la stragrande maggioranza degli ex impiegati. Cosa c’è che non va, allora? «L’azienda è stata scarnificata: c’è rimasto lo scheletro. Ha debiti per 17,5 milioni di euro, di cui 2,5 milioni costituiscono debiti provenienti da altre società. Le carte sono già in mano al curatore fallimentare e all’orizzonte zero compratori. Ci credo, farebbero prima a comprare tutto daccapo!».
Alcuni dei lavoratori spiegano l’anomalia come frutto di abili manovre finanziarie della proprietà, a danno della solidità del bilancio aziendale. «La produzione, se lo vuole sapere, è stata dirottata sugli stabilimenti D’Apuzzo e Liguori, a Gragnano, e qui hanno lasciato i debiti». Il gruppo Pam, attuale proprietario, rilevò nel 2001 questo antichissimo pastificio, sorto nel 1896, promettendo solidità aziendale e serietà. Quali prospettive, chiediamo, offrono adesso i proprietari? "Cercatevi il lavoro", questa è stata la loro risposta».
Una situazione incredibile per gli operai, molti dei quali hanno ereditato il posto di lavoro dai rispettivi padri. Negli occhi, la rabbia per una loro creatura, il loro posto di lavoro, ma anche la loro azienda. La sentono come una figlia, questa realtà produttiva trasformata in una specie di bad company, con le good company rappresentate dalle altre società del gruppo. Dannati e beffati, intanto, i lavoratori non ci stanno: in sciopero della fame hanno occupato l’azienda, salendo sul tetto e minacciando di lanciarsi da dieci metri. Non escludono, per far sentire la loro voce, forme più estreme di protesta. Hanno avuto incontri col governatore Antonio Bassolino, hanno ottenuto la solidarietà dei sindaci dell’Agro aversano: ora aspettano che si alzi una voce dal Governo, col sottosegretario Nicola Cosentino. «Vede lì dentro?», ci indica uno di loro...continua

UNA SVOLTA? C’È IL GRANDE FRATELLO!

Voglia di cambiare, rifiuto del lavoro, desiderio del successo facile. Le illusioni dei ragazzi che affollano i casting per entrare nella "casa"


di Carmen Granito


Mugnano, Villaricca, Marano, Giugliano, Aversa, Santa Maria Capua Vetere: quasi il 15% dei casting del Grande Fratello 10 si concentrano nella zona tra Napoli e Caserta. In Campania hanno partecipato in tutto circa 12.000 persone. Chi sono queste folle di aspiranti? Cosa cercano? Cosa sperano?
Simona è di Napoli, ha 26 anni, il naso rifatto in stile elfico e le labbra rosa shocking gonfiate alla Nina Moric. Fa provini da quando era piccola, incoraggiata dalla mamma che vorrebbe vederla in Tv. Le piace il mondo dello spettacolo, ma quando le chiedo cosa vorrebbe fare in particolare, cala un silenzio imbarazzante. Passo alla sua amica Valentina, 24 anni, di ritorno da Milano Marittima, iscritta a un fittizio terzo anno di Sociologia che non esiterebbe a lasciare se avesse successo al GF: «È inutile che diciamo sciocchezze, è ovvio: è una prospettiva più facile» mi risponde guardandomi da un paio di Ray Ban color seppia mentre soffia di lato il fumo della sigaretta. Fin qui tutto nella norma, ci pare. Aspiranti veline/vallette/showgirl che vogliono "lavorare con l’immagine". Troppo facile, però, queste le abbiamo notate subito.
Tutt’intorno, invece, l’ingresso del Duel Village di Caserta, sede di una sessione di casting, brulica di decine e decine di persone comuni, di quelle che non danno nell’occhio. Elena Chianese (26 anni, San Nicola la Strada) è ragioniere, ma lavora in un call-center con un contratto a progetto; ciononostante, ha un sorriso contagioso: «Sono qui ai provini per cercare di dare una svolta. Con qualche soldino in più vorrei aprire un locale tutto mio…». Anche Raffaele Mincione (23 anni, Macerata Campania) è un operatore call-center, nonostante abbia studiato come perito informatico: «Non mi è servito a trovare lavoro e ora sono qui per dare una svolta alla mia vita. Se riuscissi a entrare nella casa, aprirei un’attività in proprio (che oggi è la cosa più sicura) e potrei mettere su famiglia». Siete soddisfatti della vostra vita? «Non è che la nostra vita non vada – risponde Elena, che fa da portavoce – solo che è una vita normale, scivola nel banale».
Giovani precari, quindi, ma anche studenti universitari preoccupati per il futuro. Valentina (19 anni, Caserta) si è appena iscritta a Scienze dell’Educazione; le piacciono i bambini e ha sempre voluto fare la maestra, ma da quando ha seguito la prima edizione del GF sogna di partecipare. Se dovesse andar bene, lasceresti l’università? «Non avrei dubbi: la televisione è un mondo che offre molte più possibilità»...continua

«GLI ONESTI NON PERDANO LA SPERANZA»

È l’appello di Luigi De Magistris, il Pm delle inchieste Poseidone e Why not. Che da Strasburgo spulcia nei flussi di fondi diretti in Campania


di Marilù Musto


Sto per prendere parte ad una riunione, ma posso rispondere alle domande di una giornalista. Dimmi ciò che vuoi sapere». È Luigi De Magistris (nella foto) che parla, l’ex Pm delle inchieste Poseidone e Why not, ora parlamentare dell’Italia dei Valori a Strasburgo, eletto con circa mezzo milione di voti. Riccioli sempre in ordine – imbalsamati dal gel per capelli – e un aspetto serioso, ma aperto al confronto. È disponibile a rilasciare un’intervista, non perde il contatto con la realtà, nonostante da circa tre mesi a questa parte sia impegnato a Strasburgo come presidente della Commissione controllo bilancio dell’Unione Europea. Potrà verificare gli stanziamenti ai diversi Paesi europei e il loro reale utilizzo, colpire le frodi, informare i cittadini italiani attraverso la rete. Quello che non è riuscito a fare da magistrato, lo farà da parlamentare.
Sulle ragioni che l’hanno portato a scegliere la politica, la prima è quella di aver preso atto che non le era stato consentito più di fare il suo mestiere. Ora che è entrato in politica, c’è un pregiudizio nei suoi confronti da parte di esponenti di altri partiti?
Lo stato di salute dello Stato democratico non mi ha più consentito di fare il magistrato. La parte politica, quella più compromessa, ha commesso lo sbaglio di aver tolto allo Stato un servitore dell’antimafia e dell’anticorruzione. Se ne stanno accorgendo ora, con la mia elezione ottenuta grazie a mezzo milione di preferenze. Non nego che anche ora, chi va nella direzione della trasparenza viene ostacolato. E l’attività di ostacolo non è meno forte di quando ero in una condizione di assoluto isolamento. Ho, però, il sostegno della gente, cui mi sento vicino.
Della gente che soprattutto mi ha votato senza che io abbia affisso neppure un manifesto.
Quindi può ritenersi soddisfatto del risultato elettorale?
Assolutamente sì. Credo che in Italia esistano tante persone pulite, perbene, sostenitrici della legalità, ma che non sono ancora ben organizzate. Il mio partito e io vogliamo essere la voce di chi si ribella al potere illegale. Stiamo andando nella direzione scelta dagli elettori e sento più forte il fatto che questa gente desidera un cambiamento. Io sono convinto che una nuova fase sia già cominciata, le persone oneste non si devono scoraggiare, non bisogna rimanere chiusi, ma aprirsi alla partecipazione politica, anche se mi rendo conto che è difficile. La Campania, la Basilicata e tutte le regioni del Sud hanno ancora una speranza di giustizia.
Prima della sua elezione ha dichiarato di voler aprire un osservatorio per capire come viene gestito il finanziamento pubblico in Italia. Sarebbe interessante capire come viene gestito soprattutto in Campania. Lo ha fatto?
Io ho detto che avrei informato costantemente gli italiani, attraverso il mio blog, di tutto quello che accadeva al Parlamento europeo (nella foto, a lato). Avrei fornito continue informazioni sui finanziamenti pubblici. E posso dire che si sta agendo in questa direzione. Il fatto che io sia stato eletto come presidente della Commissione bilancio fa in modo che si impediscano alcuni illeciti e si vada a verificare quello che arriva come aiuto alle città meridionali, dove giungono ingenti risorse pubbliche destinate allo sviluppo e che spesso vanno a rimpinguare comitati d’affari e ad arricchire imprenditori collusi... continua