venerdì 1 ottobre 2010

L’EMERGENZA È ANCORA QUI

Raccolta dei rifiuti bloccata in gran parte del territorio, impianti e siti insufficienti, comuni indebitati. Il rischio concreto di una nuova paralisi


di Antonio Puzzi e Vincenzo Viglione


Superata la stagione estiva, consueto teatro degli episodi più eclatanti inerenti
la questione rifiuti, gli scenari che vanno ora delineandosi per Napoli e Caserta sembrano tutt’altro che incoraggianti. A partire dal capitolo occupazione.
Sono già 167 i lavoratori licenziati dalla gestione consortile casertana e altri 424 a rischio cassa integrazione. Così, negli ultimi mesi, i dipendenti del Consorzio Unico di Bacino di Napoli e Caserta hanno, a più riprese, incrociato le braccia contro il mancato pagamento degli stipendi, mandando in tilt la macchina della raccolta. Mancanza di liquidità alla quale si somma la carenza, ormai cronica, di impianti necessari al completamento del ciclo integrato. Carenza che si traduce, a sua volta, in un ulteriore aggravio di spesa. Basti pensare ai 200 euro per tonnellata che si spendono per il trasporto fuori regione della frazione umida, stimata, nelle recenti Linee di piano regionali 2010-2013 per la gestione dei rifiuti urbani, in circa 2.500 tonnellate al giorno, per un ammontare complessivo che sfiora i 500mila euro quotidiani.
Questi, e non solo, i fattori che hanno spinto nel luglio scorso gli amministratori provinciali a chiedere il rinvio dell’entrata in vigore della legge 26/2010, che fissa il termine per il passaggio dall’attuale gestione consortile a quella provinciale dei rifiuti al primo gennaio 2011.
«Sarebbe sufficiente una proroga di sei mesi – spiega Umberto Arena, assessore all’Ambiente della Provincia di Caserta – per consentire l’ultimazione della discarica di Maruzzella 3 nel Comune di San Tammaro e l’avvio dei lavori di realizzazione di un impianto per il trattamento del percolato e captazione del biogas, aspetti questi tra i più delicati della fase di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per quanto riguarda il discorso raccolta – prosegue l’assessore Arena – parliamo di un ambito che al momento non è di stretta competenza provinciale, ma che fa capo ai singoli comuni tra i quali, sul fronte raccolta differenziata, si registrano numerose eccellenze che rappresentano l’orgoglio del nostro territorio, come nel caso di Camigliano, alle quali però si contrappongono numerosi casi in cui la macchina non è altrettanto efficiente e sui quali si sta lavorando».
Lavoro, quello relativo alla raccolta differenziata, sul quale, come sottolineato dai responsabili di associazioni e comitati di cittadinanza attiva, occorre investire la maggior parte delle risorse disponibili, se si vuole raggiungere gli obiettivi sanciti dalla legge 123/2008, che fissa il limite minimo del 35% di raccolta differenziata entro la fine di quest’anno e del 50% entro il 2011.
I rischi per una nuova paralisi si fanno, intanto, ancora più concreti. È risultata vera la notizia secondo la quale “Enerambiente”, società subappaltante di Asia, avrebbe bloccato la raccolta dei rifiuti dalle strade di Napoli, in quanto creditore di oltre 13 milioni di euro. I roghi di quest’estate nel comprensorio giuglianese hanno, poi, spinto le istituzioni a mobilitarsi. Il sindaco di Qualiano, Salvatore Onofaro, ha chiesto al nuovo Prefetto di convocare i primi cittadini dell’area, per discutere soluzioni efficaci, mentre Salvatore Perrotta, sindaco di Marano, ha invocato più poteri per affrontare la questione. A Giugliano, invece, l’amministrazione comunale è laconica: «Si tratta di un fenomeno vecchio e contro il quale non abbiamo strumenti per agire. La priorità ora è la bonifica del territorio». Il gruppo del Pd al Consiglio comunale ha, però, presentato un’interpellanza e si prepara ad organizzare una festa per l’ambiente. Con il passaggio dalla gestione regionale a quella comunale di otto ettari a Napoli Est è stato, intanto, impresso un colpo d’acceleratore alla costruzione del termovalorizzatore...continua

GENERAZIONE CASERTA

Nasce nella nostra provincia il movimento che ha sostenuto Gianfranco Fini nello strappo con Berlusconi. Protagonisti i giovani militanti di An e il web


di Paolo Esposito


«Nasce il primo aprile, ma non è uno scherzo». È solo il 29 marzo, ma il sito internet di Gianmario Mariniello, consigliere comunale di Aversa e segretario particolare dell’onorevole Italo Bocchino, lancia in anteprima la notizia della costituzione di Generazione Italia. Solo qualche giorno dopo sarà lo stesso Bocchino, dalle colonne dell’omonimo web magazine diretto dallo stesso Mariniello, a precisare che non è un partito e non è una corrente: si tratta di qualcosa di più ambizioso e ha come obiettivo quello di aggregare giovani generazioni e stimolare un dibattito.
«Il movimento Generazione Italia, associazione nata per iniziativa di Gianfranco Fini, veniva alla luce appunto come un laboratorio di idee di ispirazione liberale, le cui parole d’ordine dovevano essere militanza, partecipazione e forza di volontà». A parlare è Luigi Di Gennaro, 30 anni, responsabile di Generazione Giovani, movimento giovanile legato a GI e portavoce dell’onorevole Bocchino, col quale condivide tra l’altro lo stretto legame con la sua terra, Frignano. Lo raggiungiamo proprio nel corso principale del paese, è da poco rientrato da Roma dopo un intenso mese di battaglie politiche e tutti lo fermano per chiedergli della nuova avventura. «Sei finiano ora, vero?», gli chiede un amico al bar. «Berlusconi sta facendo di tutto per allontanare Fini», lo stuzzica ridendo un vecchio amico di famiglia. Poco distante da casa sua un circolo del Pdl e a due passi anche quello dell’Udc.
Generazione Italia come aggregatore sociale? «Sì, uno strumento per avvicinare persone nuove, con particolare attenzione a queste realtà spontanee che sono la linfa vitale del nostro futuro. L’impostazione non vuole essere quella di un partito, non a caso abbiamo introdotto uno strumento innovativo, quello dell’iscrizione online, per disincentivare la politica vecchio stampo della vendita di pacchetti di tessere». Siamo al 29 aprile, giorno del primo scontro Fini-Berlusconi. Bocchino rassegna le proprie dimissioni da vicepresidente vicario del gruppo del Pdl alla Camera e dal sito di GI si sfoga contro la gestione del partito.
«È a partire da quella data che abbiamo deciso di lanciare la campagna sul territorio – continua Luigi Di Gennaro – ci arrivavano numerose mail da parte di cittadini delusi che chiedevano di costituire nuclei cittadini e così, nel giro di una notte, abbiamo messo su un regolamento e dopo solo due ore, mentre noi eravamo a Roma, proprio qui a Frignano, su iniziativa di Alfonso Conte, nasceva il primissimo circolo territoriale di Generazione Italia». Oggi ci sono almeno 600 circoli dislocati su tutto il territorio nazionale e un seguito di 14mila persone, Campania in testa, mentre il web magazine del movimento conta 20mila visitatori unici al giorno.
Come si inserisce Generazione Giovani in questo progetto? «È senz’altro il punto di forza della nostra idea, perché bisogna svecchiare i movimenti giovanili e consegnarli nelle mani dei giovanissimi che hanno voglia di impegnarsi in prima persona, anche in un territorio difficile come questo». Un territorio, a detta di Luigi Di Gennaro, in cui fare politica per i giovani è difficile, perché domina la vecchia impostazione del politico di turno che tende a chiudere e a stringere a sé la struttura del partito e a non proiettarla al futuro e soprattutto all’Europa. «Con Gianmario Mariniello veniamo da una lunga esperienza a livello locale, la politica l’abbiamo vissuta, abbiamo imparato ad inventarci le campagne e, forti di quella militanza nell’Agro aversano, abbiamo dato il nostro contributo a livello nazionale proponendo un nuovo modo di intendere la politica»...continua

«MA NON È COLPA DELLA PIOVRA!»

Remo Girone, l’indimenticabile sagoma di Tano Cariddi, commenta le uscite di Berlusconi sulla storica fiction che ha fatto conoscere la mafia nel mondo. Un episodio nella solita storia del potere che vuole mettere sotto controllo la cultura


di Mario Tudisco


Come milioni di italiani abbiamo visceralmente odiato l’uomo che ci troviamo di fronte per l’intervista. D’altronde, non sarebbe stato possibile provare sentimenti diversi nei confronti di Tano Cariddi, il personaggio interpretato dall’attore Remo Girone che, nelle varie edizioni de La Piovra, incarnava il male assoluto. «All’epoca di questa riuscitissima fiction, che è stata poi esportata in mezzo mondo, mi resi immediatamente conto della grandissima popolarità che mi aveva conferito. La gente mi fermava per strada o fuori i teatri – e lo fa ancora oggi a tanti anni di distanza – per dirmi: lei è bravissimo, è un grande attore ma non ce ne voglia, ci sta davvero sullo stomaco! Ma mica è così cattivo anche nella vita privata?». No. Girone – oltre ad essere un attore di grandissima qualità – è un uomo tranquillo e disponibile, che parla a voce bassa, quasi sussurrando le parole. Se vogliamo, però, anche Tano Cariddi difficilmente alzava la voce, soprattutto quando impartiva gli ordini per gli omicidi più terrificanti.
Nonostante il suo grande successo, La Piovra, la fiction mafiosa di cui lei era uno dei protagonisti principali, è stata oggetto di innumerevoli critiche. Ultima – per ora – quella avanzata dal presidente Silvio Berlusconi, che vi accusa di aver dato un’immagine distorta e infelice degli italiani.
Guardi, conosco bene i rilievi mossi da Berlusconi. Ma non posso condividere, neanche minimamente, le sue perplessità sulla Piovra. E ciò, almeno per due valide ragioni. La prima: la nostra fiction, nonostante alcune scene terribili, era quasi una versione edulcorata di Cosa Nostra, che compiva stragi da noi mai simulate. La seconda: ritengo che sia compito degli artisti quello di riportare ciò che accade in un paese, in un determinato periodo storico, senza infingimenti e senza dover chiudere gli occhi sulla amara realtà che noi tutti abbiamo vissuto in quegli anni. E poi, diciamocela tutta, l’immagine di un’Italia mafiosa esisteva nel mondo molto prima della Piovra. Magari con il nostro incredibile successo l’abbiamo involontariamente amplificata. Ma non dobbiamo mai dimenticare i barbari assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di tanti altri fedeli servitori dello Stato, uccisi perché indagavano troppo. Non voglio continuare a polemizzare con il leader del Pdl, ma accusarci di aver guastato l’idea della nostra nazione è un’affermazione ingiusta. Se poi mi permette, vorrei ricordare che ci sono stati anche altri illustri precedenti, ugualmente ingenerosi e immotivati, da parte del “potere” nei confronti del cinema italiano.
Ce ne può fare un esempio?
Beh, pochi lo ricordano, ma perfino Giulio Andreotti, che pure non era uso a polemiche o a rimproveri fuori luogo, ebbe da ridire a proposito di Ladri di Biciclette, con motivazioni simili a quelle usate in seguito da Berlusconi: un film che infangava l’immagine del paese. Ma si rende conto: stiamo parlando di un capolavoro del cinema mondiale di tutti i tempi! La Piovra – per l’amor del cielo! – non era un capolavoro del genere. Piuttosto l’avrei definita un prodotto artigianale ben confezionato. Comunque sia, è innegabile che vi sia stato sempre un indebito tentativo di ingerenza da parte di chi comanda nei confronti di artisti, registi e attori. Tentavi, però, fortunatamente andati a vuoto. E, d’altro canto, se La Piovra ebbe tutto quel successo vuol dire che gli italiani l’avevano apprezzata ritenendola, in qualche modo, aderente alla realtà di quegli anni, non crede?...continua