mercoledì 29 aprile 2009

LA DISCUSSA SANITÀ DI MONTEMARANO

L’ormai ex assessore campano al ramo si guadagna un posto in lista alle europee. E intanto lascia l’incarico con un buco di 260 milioni in bilancio

di Raffaele de Chiara

«L’ospedale Pellegrini fa schifo, chi lo nasconde? Ma stiamo facendo di tutto per cambiarlo. Chiedo solo pazienza». Correva l’anno 2000 e a dichiararlo, con malcelata enfasi, fu l’allora direttore generale dell’Asl Napoli 1, Angelo Montemarano (nella foto di Ferdinando Nicola Baldieri).
Un decennio dopo, lo sfascio della sanità è sotto gli occhi di tutti e, a rivedere la parabola discendente di quel giovane direttore che da semplice dirigente salì sino all’assessorato alla Sanità campana per poi sprofondare nuovamente in una chiassosa irrilevanza politica, vien quasi un moto di tristezza e rabbia. Ma chi è stato e soprattutto chi è Angelo Montemarano, ex assessore della giunta Bassolino e prossimo candidato alle elezioni europee?
Classe ‘51, una laurea in Medicina e Chirurgia conseguita a soli 24 anni ed un curriculum formativo e professionale di tutto rispetto. Si parte dalla specializzazione post-laurea in Igiene e Medicina Preventiva e dai master in Amministrazione e Economia Sanitaria, per approdare agli incarichi di direttore sanitario e di professore universitario. Un cursus honorum davvero impeccabile, se non fosse per qualche piccola grana giudiziaria: inchieste più o meno fondate che, sebbene all’apparenza non abbiano toccato più di tanto l’opinione pubblica, di fatto però stendono più di un’ombra sull’operato dell’ex assessore.
L’ultima inchiesta in ordine di tempo che coinvolge Montemarano è quella relativa ad alcuni lavori edilizi eseguiti nella sua villa liberty di Portici. In realtà, sembra si tratti di piccole irregolarità concernenti alcune Dia (Dichiarazione di inizio attività, ndr), nulla di particolarmente rilevante se non fosse per una curiosa coincidenza. A condurre le indagini, infatti, è lo stesso Pm, Angelo Novelli, che porta avanti anche un’altra inchiesta: quella relativa all’Ospedale del Mare nel quartiere Ponticelli; vicenda quest’ultima già da tempo alla ribalta delle cronache. Secondo le accuse lanciate dal consigliere regionale del Pdl, Enzo Pivellini, e su cui la magistratura indaga, la nomina a direttore dei lavori di Matteo Gregorini (con un compenso che sfiorerebbe i 4 milioni di euro) deriverebbe da un’indebita pressione di Montemarano sulla società Ati, vincitrice della gara d’appalto. Ma, come se non bastasse, ecco arrivare, dulcis in fundo, la prima vera bocciatura politica del suo operato... continua

«ELEZIONI, LA SOLITA PASSERELLA»

Sergio Tanzarella, voce critica della sinistra, è scettico su un’inversione di rotta della politica. E addita i guasti prodotti dai notabili di Provincia e Comuni

di Mario Tudisco

«Credo che la Comunità europea, di questo passo, non possa fare nulla di concreto per il sud Italia. Si vota nuovamente per Bruxelles e si rischia la solita passerella. Questa volta, sarebbe meglio ripartire dalla questione meridionale e da come si è ulteriormente complicata nel corso degli ultimi decenni. Le maggiori responsabilità di ciò che è accaduto ricadono, mi dispiace ammetterlo, sulle spalle di una classe dirigente di centrosinistra, che si è rivelata peggio della Democrazia cristiana della Prima Repubblica e non si è dimostrata diversa dalla corazzata berlusconiana del centrodestra».
Sergio Tanzarella (nella foto), ex deputato progressista di Caserta, della sinistra locale è l’anima critica indiscussa. Proprio a causa della sua schiettezza, senza peli sulla lingua, nonostante sia tra gli intellettuali cattolici più apprezzati in Italia e nel vecchio continente, è costretto all’esilio politico dai potentati dei partiti nati dopo l’era di Tangentopoli.
Professore Tanzarella, è mai possibile che neppure dall’Europa giungano segnali di ripresa per un Mezzogiorno che, forse, non ha ancora oltrepassato la soglia critica del non ritorno?
Guardi, temo proprio che, da sola, la Comunità europea possa incidere ben poco. L’unica speranza per le nostre terre passa attraverso un vero processo di liberazione, che può essere attivato solo da noi stessi. Un processo, questo, cui si deve abbinare una formazione adeguata nel campo scolastico, universitario, del lavoro e delle professioni. Ma anche questo elemento imprescindibile non sortirebbe effetti se non si avrà il coraggio di affrontare di petto la questione della legalità, che non può essere analizzata alla stregua delle attuali vestali dell’anticamorra e dell’antimafia.
Iniziamo, dunque, a precisare un concetto cardine: nel Meridione la criminalità non è esterna allo Stato ma è ben collocata al suo interno. Il vero problema dell’illegalità riguarda la gestione illecita del lavoro e in questo le camorre incidono solo marginalmente. Mi verrebbe da chiedere: davvero gli organismi preposti ignorano cosa sia il fenomeno del lavoro nero? Sono a conoscenza delle condizioni disumane cui sono costretti, in alcuni casi anche per dodici-quattordici ore al giorno, i dipendenti del settore commerciale e di quello della ristorazione? Nessuno di questi signori ha mai saputo di buste paghe legalmente elargite ma dimezzate all’atto pratico? E tutto ciò avviene non in scantinati al riparo da occhi indiscreti, ma alla luce del sole. Mi fanno sorridere le statistiche che indicano percentuali altissime di inoccupazione nel sud, con punte anche superiori al 60% in alcune realtà. Se così davvero fosse, dovremmo trovarci di fronte a uomini rantolanti e pronti ad uccidere per un tozzo di pane. In realtà, la differenza sociale tra le statistiche e il quadro lavorativo è dato da una mole impressionante di lavoro sommerso, che evita le guerre civili, ma che non potrà mai garantire un futuro dignitoso alle nuove generazioni.
Ma un’inversione di marcia della politica, come è possibile?
Resto scettico sulle possibilità di inaugurare una nuova stagione politica. D’altronde sarà difficilissimo che la sinistra, che mi sta molto a cuore, possa tornare a svolgere il ruolo di avanguardia reale della tutela dei diritti. A questa sua principale e nobile finalità, infatti, ha abdicato da troppo tempo. Chi è succeduto alla generazione di Enrico Berlinguer non si è minimamente occupato di battersi per coloro che, per sopravvivere, sono costretti a lavorare in miserevoli condizioni, né ha mai fatto una battaglia seria a salvaguardia del territorio deturpato. Anzi, per tornare sul piano locale, si è comportato nella maniera diametralmente opposta. La sinistra di governo ha sostenuto i cavaioli, che garantiscono “sbocchi occupazionali” e continua a sostenere la realizzazione di termovalorizzatori mortiferi come quello di Acerra... continua

UNA POLTRONA PER DUE

Prove generali di alleanza in vista delle provinciali di giugno. Zinzi ambisce alla presidenza, il Pd gli strizza l’occhio. Ma il centrodestra non resta a guardare

di Alessandro Pecoraro

Le dimissioni anticipate del presidente della Provincia di Caserta, Sandro De Franciscis, hanno provocato una profonda riflessione politica nel Partito democratico. La posta in gioco è alta, dunque le elezioni provinciali del 2010 serviranno per ridistribuire equilibri ed affinare le strategie politiche locali. Il Partito democratico dovrà riprendersi dal forte calo di consensi che ha afflitto la leadership di Walter Veltroni.
Dal canto loro, i democratici di Terra di Lavoro, guidati dal segretario Enzo Iodice, si troveranno a fare i conti con un partito in piena crisi d’identità, che stenta a decollare. Nei prossimi mesi, dunque, tutte gli sforzi di Iodice saranno incentrati alla ricerca di nuove soluzioni orientate verso le alleanze politiche locali. Lo stesso segretario provinciale, interpellato sull’argomento, ha più volte confermato la possibilità di discutere serenamente e senza pregiudizi con qualsiasi partito. Una strategia che, a quanto pare, sta riscuotendo consensi anche tra i più autorevoli membri dei “Democrats”: basti pensare al consigliere provinciale, Giuseppe Fiorillo, il quale ha dichiarato di condividere il pensiero del segretario provinciale. «Senz’ombra di dubbio va cercato un dialogo con i partiti che possano condividere i valori del Pd – ha detto Fiorillo – quindi, ove possibile, se i risvolti politici dei prossimi mesi lo permetteranno, anche con l’Unione di Centro rappresentata in provincia di Caserta da Domenico Zinzi (nella foto)». L’ex sindaco di Cesa non ha dubbi in proposito: «Un partito come il Pd deve saper rappresentare anche i valori del centro cattolico cristiano»... continua