giovedì 30 giugno 2011

DE MAGISTRIS VINCE SENZA POLITICA

Il magistrato ha raccolto la voglia di rivalsa dei napoletani, approfittando di un Pdl poco credibile e di un Pd alla canna del gas. Ora la sfida del governo dei rifiuti


di Antonio Puzzi

«Mo’ammo scassato veramente». E il sistema del bipolarismo con lui a Napoli è crollato sul serio. Luigi De Magistris, 43 anni, ex magistrato ed eurodeputato per Italia dei valori, saluta così la folla arancione accorsa lunedì 30 maggio all’Hotel Royal per celebrarlo come sindaco. «Pare ca avimmo vinciuto ’o scudetto», esultano i leader partenopei di Federazione della Sinistra.
A poche centinaia di metri, il comitato elettorale di Gianni Lettieri non riesce invece a digerire la sconfitta e si domanda come sia possibile che i napoletani abbiano scelto con una maggioranza bulgara (65,38%) l’ex pm delle inchieste “Why not” e “Toghe lucane”, nelle quali furono coinvolti tra gli altri il deputato Udc Lorenzo Cesa e l’allora Guardasigilli Clemente Mastella. Tanto De Magistris quanto Lettieri avevano smarcato la campagna elettorale dai simboli di partito, proprio come alle Regionali 2010.
All’epoca però il carisma di Vincenzo De Luca (oggi riconfermato sindaco di Salerno al primo turno con il 73,75% dei voti) nulla poté contro il successo dell’attuale governatore, Stefano Caldoro. Cos’è cambiato? «In dodici mesi – sostiene il giornalista politico Marzio Di Mezza – il centrodestra ce l’ha messa tutta per perdere a Napoli: dai rifiuti al berlusconismo dilagante. E la città ha reagito». De Magistris ha avuto dalla sua il cosiddetto “voto contro”, anche grazie a una candidatura non entusiasmante imposta al centrodestra dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, incurante delle richieste di ripensamento ricevute da molti dirigenti locali. Il Pd, poi, ripiegando dopo lo scandalo delle primarie sull’ex prefetto Mario Morcone, gli aveva affiancato in campagna elettorale l’ex governatore Antonio Bassolino, perfino a Chiaiano, peggiorando così il già esile bacino di voti. «De Magistris è stato favorito dall’assenza di un Pd credibile – continua Di Mezza –. Il pasticciaccio delle primarie è solo la punta dell’iceberg. E poi il magistrato ha toccato le corde giuste.
È riuscito ad affascinare il popolo, mentre con l’elite aveva già un buon rapporto (basti pensare al sostegno di Erri De Luca, ndr). Ha preso consensi trasversalmente. Anche Mastella con le sue uscite (“Se vince De Magistris mi suicido”, aveva ironizzato a Radio 2, ndr) gli ha fatto guadagnare voti».
L’ex pm si è proposto dunque quale icona di riscatto, come sostiene la giornalista del Corriere del Mezzogiorno, Natascia Festa, paragonandolo addirittura a Barack Obama e suggerendogli implicitamente l’invito a Napoli per il Presidente Usa. «L’Italia è stata screditata a livello internazionale dal nostro premier – spiega lo scrittore Massimo Cacciapuoti –. L’immagine di Napoli sommersa dalla monnezza ha fatto il giro del mondo ma il voto di Napoli ha anche una valenza simbolica diversa: De Magistris viene dalla magistratura, non dalla politica. È il voto della città che si ribella alla camorra e alla politica del malaffare. È la voce gridata di chi vuole giustizia e chiede un impegno serio e deciso dalla parte migliore della società civile che, nonostante i proclami del premier, continua a identificarsi nella magistratura».
Il rifiuto ricevuto qualche mese prima dal centrosinistra (eccezion fatta per il velato appoggio di Umberto Ranieri, grande beffato delle primarie) è divenuto pertanto la carta vincente di De Magistris e la scelta di “non apparentamento” dopo i risultati del primo turno ha fatto il resto....continua

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.