Stretti tra i tagli di spesa, i vincoli del Patto di stabilità e la scarsa autonomia su materie fondamentali, i primi cittadini lamentano una difficoltà crescente: «A volte siamo soli come cani»
di Mario Del Franco
«È stato proprio nei momenti di maggiore difficoltà, ad esempio durante le numerose crisi dei rifiuti, che io, come sindaco, mi sono davvero sentito solo come un cane». Domenico Ciaramella, da nove anni sindaco di Aversa e membro del comitato direttivo dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) regionale, riassume con estrema efficacia le condizioni pratiche e politiche in cui si trovano attualmente ad operare in generale gli amministratori locali e, in particolare, i sindaci. Primi cittadini che sono e si sentono sempre più soli, schiacciati dai pesanti tagli delle risorse destinate agli Enti locali e stretti nella morsa dei vincoli finanziari imposti al bilancio dei comuni dal Patto di stabilità di matrice europea.
«È evidente la giustezza e la necessità del Psi (Patto di stabilità interna) in ambito nazionale e sovranazionale – prosegue Ciaramella – ma il rispetto dei parametri previsti da tale Patto si traduce troppo spesso, sul piano locale, in una pressoché totale interdizione dei poteri del sindaco: a causa del tetto di spesa, una giunta comunale, pur avendo i bilanci in ordine, non può decidere lo stanziamento di fondi per potenziare i servizi sociali, i trasporti, o per investire in progetti culturali. Inoltre, il blocco delle assunzioni approvato con l’ultima finanziaria impedisce persino di accrescere l’organico degli uffici comunali laddove lo si ritenga necessario: in tali condizioni è evidente come l’autonomia del primo cittadino nell’amministrazione del proprio comune risulti pesantemente inficiata».
Il peso politico derivante dalle condizioni di difficoltà in cui versano i comuni ricade, inoltre, interamente sugli amministratori, come lamenta Lucio Santarpia, sindaco di Frignano e parimenti membro del comitato direttivo dell’Anci: «Veniamo troppo spesso travolti da decisioni prese ben al di sopra delle nostre teste, nel definire le quali non abbiamo in realtà alcuna voce in capitolo, ma che determinano situazioni di grave disagio nei territori da noi amministrati. Nel far fronte all’annosa questione rifiuti, ad esempio, i singoli comuni campani hanno ristretti margini di autonomia, dovendo necessariamente operare riuniti in consorzi provinciali e secondo le direttive imposte dal Commissariato di Governo: ma quando vi sono cumuli di rifiuti ai bordi delle strade, è naturale che un cittadino tenda a rivolgere la propria indignazione direttamente contro chi amministra la propria città, che deve dunque rispondere di misure adottate da altri»...continua
venerdì 6 maggio 2011
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