venerdì 30 aprile 2010

«IN CAMPANIA L’ERRORE DEL COMPROMESSO»

Per Nichi Vendola, unico leader della sinistra che vince sul territorio, la coalizione deve
ricominciare a occuparsi del lavoro. E sogna le nuove "case del popolo"


di Francesco Falco


Riconfermato presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola ha rappresentato, nelle recenti elezioni regionali, l’unico argine a sinistra in grado di arrestare l’avanzata del centrodestra. C’è chi ora evoca, per lui, possibili responsabilità a livello nazionale nel campo del centrosinistra e chi lo lancia già apertamente per le primarie del 2013 come candidato premier. Di sicuro in molti sperano in lui perché la sinistra italiana possa ritornare a fare il proprio mestiere: essere al fianco delle fasce sociali meno garantite.
Presidente, la sinistra vince in Puglia, ma altrove sembra liquefarsi, vincendo con alleanze molto larghe oppure capitolando di fronte alla destra e al leghismo. Che sta succedendo?
Succede che il centrosinistra non riesce a presentarsi sotto la forma di un cantiere di alternativa: politica, sociale e culturale. Non è in grado di insinuarsi nelle contraddizioni e nelle crepe dell’egemonia culturale berlusconiana e, complessivamente, appare come un ceto politico orfano di una forte strategia di cambiamento. Le ultime elezioni hanno segnato un ulteriore spostamento a destra dell’asse politico del Paese. L’anomalia pugliese è leggibile solo a condizione di intendere che, in questo pezzo di Mezzogiorno d’Italia, è stato sperimentato un vero laboratorio di innovazioni che hanno reso credibile la nostra azione governo e la nostra proposta politica.
Conciliare la capacità di governo con l’attenzione verso i cittadini, quando chi governa – destra o sinistra – sembra spesso dimenticare i cittadini medesimi. Come si fa?
Si fa non puntando sulla delega in bianco, su un rapporto fideistico tra governati e governanti, ma introducendo una riforma della macchina amministrativa e della pubblica amministrazione che consenta ai cittadini di esercitare un quotidiano potere di controllo, che renda la trasparenza non una virtù eccezionale, ma un codice di comportamento fisiologico nel controllo dei pubblici poteri. Si fa soprattutto facendo vivere la proposta politica in un rapporto di osmosi forte con le istanze dell’associazionismo, del volontariato e di tutte quelle esperienze di autentica cittadinanza attiva.
In Campania il centrosinistra ha perso, ed era prevedibile. Come giudica i quindici anni di governo Bassolino?
Antonio Bassolino ha rappresentato una rottura importante nella storia delle classi dirigenti meridionali.
La sua sindacatura ha coinciso con il ritorno di quella grande città che è Napoli a capitale del Mediterraneo. Anche con la sua prima esperienza in Regione ha guadagnato molti punti, sul terreno dell’innovazione e delle politiche sociali. La seconda esperienza è stata invece segnata dal compromesso con i vecchi potentati democristiani – Ciriaco De Mita e Clemente Mastella – ma, se posso essere sincero, questa non è una esclusiva responsabilità di Bassolino, quanto di tutto il gruppo dirigente degli allora Ds, che imposero quel compromesso. Quello stesso pezzo di potere che ha gestito i punti più delicati della regione, e che si è trasferito armi e bagagli nel centrodestra e ora governa con Stefano Caldoro...continua

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