Secondo Lorenzo Diana (Pd) è necessario riuscire a colpire anche funzionari e burocrati collusi. Varato un provvedimento nel Pacchetto Sicurezza
di Alessandro Pecoraro
Dopo diciotto anni di vita, la normativa sullo scioglimento dei comuni per infiltrazioni mafiose potrebbe essere modificata. La legge pur avendo dato un grave colpo al proliferare delle mafie, spesso è risultata insufficiente. Sono numerosi i casi di recidività nello scioglimento, così come numerosi sono i comuni sciolti molti mesi dopo la richiesta dei Prefetti. La normativa, infatti, prevede che a dare l’ultima parola sullo scioglimento di un comune sia il Consiglio dei Ministri sotto indicazione del ministro dell’Interno. Un potere che in alcuni casi provoca veri e propri contenziosi politici.
È il caso di Fondi, cittadina del basso Lazio, dove il prefetto Bruno Frattasi ha presentato al ministro Roberto Maroni una domanda di scioglimento che risale al 18 settembre 2008, ma l’appartenenza della giunta ad una coalizione centrodestra sembra frenare la decisione del ministro che, ancora oggi, non ha deciso se approvare o meno il provvedimento.
Tuttavia, il problema principale del funzionamento della legge è causato dall’impossibilità di colpire l’apparato burocratico su cui si regge il sistema clientelare del potere. Come afferma l’onorevole Lorenzo Diana: «La legge sullo scioglimento dei consigli comunali per condizionamenti mafiosi ha portato ad importanti risultati, consentendo di sottrarre alle influenze dei clan quasi 200 consigli comunali, ritenuti condizionati. Ma essa ha mostrato anche diversi limiti ed incongruenze. C’è un allarmante processo di espansione delle infiltrazioni e dei condizionamenti camorristici nei comuni e nella pubblica amministrazione, al quale bisogna porre rimedio, oltre che in sede politica, anche con norme più efficaci».
In effetti, secondo le indagini della magistratura, a condizionare il corretto funzionamento delle istituzioni è proprio il sistema amministrativo, spesso "inquinato" in modo diretto: la legge attuale, invece, colpisce soltanto la dirigenza politica dell’ente, senza intervenire sugli apparati burocratici e tecnici. «È giunto il momento di modificare la legge – dichiara Diana – rendendola più efficace nel contrastare i condizionamenti mafiosi. Da molti anni giacciono al Parlamento più disegni di legge per modificarla ed integrarla»... continua
venerdì 31 luglio 2009
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