mercoledì 30 dicembre 2009

«UNA MOBILITAZIONE PER I BENI CONFISCATI»

Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, chiede a cittadini e istituzioni di difendere i risultati della Legge 106/96. Ecco perché


di Rosanna Marino


Tredici anni fa, la legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie prevedeva l’assegnazione dei patrimoni di provenienza illecita ad associazioni, cooperative, enti locali, ovvero quei soggetti in grado di restituirli alla cittadinanza tramite servizi, attività sociali e lavoro. Oggi, un emendamento introdotto in Senato alla legge finanziaria prevede la vendita dei beni confiscati che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi. Che impatto avrà questa nuova disposizione? Qual è la reazione di chi da anni lotta contro le mafie? Lo abbiamo chiesto a don Luigi Ciotti (nella foto), presidente dell’associazione "Libera: nomi e numeri contro le mafie".
Come reagisce Libera nei confronti della norma?
Con una nuova mobilitazione della "società responsabile", simile a quella che tredici anni fa ha accompagnato il cammino della legge 109 in Parlamento. Oggi come allora, attraverso la raccolta firme in tante piazze e su Internet, le foto-petizioni pubblicate sul nostro sito e le campagne di sensibilizzazione, intendiamo ribadire che i beni confiscati appartengono a tutti gli italiani onesti e che affidarli alla collettività è la scelta più giusta perché significa trarne una ricchezza diversa, fatta di condivisione, opportunità e diritti. La nostra mobilitazione è la testimonianza che molti italiani temono gli effetti della norma e la posizione apertamente contraria di diversi schieramenti politici è un segnale incoraggiante. Purtroppo la decisione di sottoporre la legge finanziaria al voto di fiducia ha complicato le cose, impedendo di fatto alla Camera e prevedibilmente anche al Senato di confrontarsi su quel singolo argomento.
«Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra»: è l’appello che Libera lancia all’Italia, ai suoi cittadini e alle sue istituzioni. Cosa chiede agli uni e agli altri?
Ai cittadini chiediamo di mettersi in gioco per dimostrare che i beni confiscati li sentiamo davvero "cosa nostra". A Governo e Parlamento chiediamo invece di ripensarci e ritirare la norma, perché rischia di rivelarsi un’arma a doppio taglio. Conoscendo le capacità di manovra della criminalità organizzata, le intimidazioni di cui si serve per mettere fuori gioco i possibili concorrenti, la rete di prestanome cui si appoggia per aggirare ogni controllo, è facile pensare che i primi a farsi avanti alle aste pubbliche dei beni saranno proprio i boss. Per questo motivo il timore che le mafie riescano a riappropriarsi dei loro patrimoni non ci pare per nulla infondato.
Cosa pensa dell’annuncio del ministro Roberto Maroni riguardo la creazione di un’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati ai mafiosi?
L’istituzione di un’unica Agenzia nazionale per i beni confiscati è una proposta che Libera avanza da tempo e siamo lieti che il ministro l’abbia fatta propria. Speriamo che alle intenzioni seguano i fatti e che questo strumento non si trasformi in una sorta di "agenzia immobiliare" che si limiti a gestire la vendita dei beni... continua

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