venerdì 4 dicembre 2009

LA TERRA DEI MILLE ABUSI

Agro aversano, Orta di Atella, litorale domizio. E poi la cintura napoletana, fino a Casalnuovo, dove è sorto un intero quartiere mai condonato. E le pratiche sono sparite


di Mario Del Franco e Nunzia Lombardi


L’Agro aversano a detenere il triste primato del «maggior numero di abusi edilizi su quelli compiuti in tutta la provincia di Caserta», a detta dell’assessorato regionale all’Urbanistica. 10 mila manufatti abusivi sui 15 mila presenti su tutto il territorio provinciale, 5 mila tra Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa e Villa Literno, 1.320 nel solo comune di San Cipriano, costituiscono il fulcro dell’incidenza del fenomeno, secondo Donato Ceglie, Sostituto Procuratore a Santa Maria Capua Vetere, che spiega: «Queste forme di abusivismo sono determinate da uno sviluppo urbanistico selvaggio, che costituisce il precipitato diretto sul territorio delle dinamiche criminali legate al cemento e del patto scellerato tra le organizzazioni criminali, che gestiscono il territorio, e gli abitanti del territorio stesso».
Senza contare che, chiosa Ceglie, «tra tali manufatti abusivi sono probabilmente compresi anche i bunker protetti da sistemi di telecamere a circuito chiuso, che danno rifugio ai latitanti e che andranno assolutamente abbattuti – aggiunge il Pm – perché la legge torni a controllare il territorio».
Casi analoghi sono costituiti dai comuni di Orta di Atella, attualmente oggetto di indagini che stanno verificando, secondo fonti interne alla Procura, l’eventuale carattere abusivo di ben 25 mila vani, costruiti con il benestare dell’Ufficio tecnico comunale (vedi servizio a pagina 12, ndr), e Marcianise, che fa registrare 4 mila costruzioni non a norma, dove la cementificazione selvaggia «è stata perpetrata – spiega Ceglie – anche attraverso un uso discorsivo, particolarmente raffinato, degli strumenti normativi in materia di urbanistica, soggetti alla competenza delle amministrazioni comunali».
Altra questione è il litorale domizio, dove a parte le circa 5 mila tra villette e baracche abusive, sorte a partire dagli anni ’80 in località Pantano, su territorio di competenza dei comuni di Cellole e Sessa Aurunca, e la tristemente nota aberrazione del Villaggio Coppola Pinetamare (nella foto), continuano ad essere praticate forme di abusivismo finalizzate – nota ancora il magistrato – «allo sfruttamento dell’immigrazione clandestina in un quadro di alleanze tra organizzazioni criminali autoctone e d’importazione, per la gestione di affari legati a droga e prostituzione». Soprattutto alloggi per migranti irregolari.
Dunque l’assessorato regionale competente può, a ragion veduta, definire l’abusivismo casertano come «una vera catastrofe, troppo spesso favorita dalle amministrazioni comunali, che non vedono certi fenomeni o fingono di non vederli».
A maggior ragione se, come afferma Ceglie, «ben 30 mila istanze presentate in tutta la provincia per beneficiare degli ultimi tre condoni edilizi non sono ancora state valutate dagli Utc, in assenza della quale valutazione non possiamo ancora sapere quante di queste costruzioni sono, in effetti, non a norma»; di conseguenza, le stime riguardanti il numero di manufatti illeciti «andrebbero probabilmente riviste al rialzo del cinquanta per cento». Fanno almeno 30 mila costruzioni: un mare di cemento abusivo.
«Nessuno parla e intanto nei nostri territori è tutto un brulicare di asfalto e cemento, gestito dalle solite, note, imprese in odore di camorra». Così Amato Lamberti, l’ex verde, già presidente della Provincia di Napoli, sentenzia sulla situazione degli abusi edilizi della nostra regione.
Non è un caso allora che sia complicato trovare dati aggiornati sulla questione. L’unico studio in nostro possesso è stato redatto da Legambiente ma è fermo al 2000, cioè agli ultimi due condoni.
Emblematico è il caso di Ischia, che Legambiente definisce «l’isola leader della cementificazione selvaggia». Il Procuratore aggiunto della Repubblica di Napoli, Aldo De Chiara, ha manifestato l’intenzione di procedere con 500 abbattimenti, ma il vescovo del luogo ha chiesto di evitare «il legalismo esasperato, in attesa del Piano Casa»... continua

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