Ambientalisti e cittadini che presidiano Taverna del Re, la mega-discarica di Giugliano, chiedono di fermare gli sversamenti. E propongono la riconversione dei Cdr in impianti di riciclaggio
di Tonia Limatola
Incenerire o non incenerire? Questo è il dilemma per lo smaltimento di sei milioni di ecoballe (o meglio di rifiuti compressi in balle) accatastate in due anni a Taverna del Re, il sito di stoccaggio regionale, al confine tra Giugliano e Villa Literno, ufficialmente chiuso a dicembre 2008 e poi riaperto a fine ottobre per ospitare i rifiuti rimossi dalle strade di Napoli. L’area dovrebbe accogliere anche uno degli altri due inceneritori previsti dal piano del Governo.
Il quesito è senza dubbio difficile. Secondo alcuni esperti, impianti come quello di Acerra sarebbero inutili e antieconomici. Per molti altri, invece, rappresentano l’unica soluzione per risolvere definitivamente l’emergenza regionale dei rifiuti. E il dibattito tra i sì e i no, poi, si arricchisce anche di altre ipotesi. Un’alternativa valida potrebbe essere il trattamento meccanico biologico, che conta sulla riconversione degli ex Cdr; mentre c’è chi spinge anche per la produzione del biodiesel.
Intanto, secondo l’ordinanza del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, la piazzola E12 avrebbe dovuto accogliere i camion dell’Asia per trenta giorni, per un totale di 10mila tonnellate, ma il quantitativo è stato raggiunto in due settimane. Spazio temporale durante il quale i cittadini – che negli stessi giorni si ritrovavano coi rifiuti in strada e la notifica di bollette della Tarsu maggiorate del 12% – hanno ricompattato il comitato civico nato nel 2006. La protesta degli attivisti di Giugliano, Qualiano e Parete è stata pacifica, con cortei e fiaccolate, ma non sono mancati i momenti di tensione e gli scontri – anche feroci, con feriti tra manifestanti e forze dell’ordine – in occasione dei blocchi stradali. I camion non si sono fermati nemmeno davanti alla minaccia di darsi di nuovo fuoco della “pasionaria” Lucia De Cicco, né quando sono state urlate le parole di Monnezza, il brano scritto dai Marenia, diventato l’inno della protesta. Una volta richiuso il sito, il fronte ambientalista però non si disperde.
Ora si apre il dibattito sul futuro di Taverna del Re. Attraverso quali strategie passerà – sempre se arriverà – la bonifica? In pratica, ora ci si chiede come verranno smaltite le ecoballe. «Il problema serio è che il destino di questa terra viene da sempre contrattato dalla politica locale seguendo logiche clientelari e mai l’interesse collettivo», dice amareggiato il giovane segretario del Pd di Parete, Raffaele Vitale. Cosa succederà? Un gruppo di esponenti del Pdl di Giugliano, intanto, si è schierato pubblicamente con un manifesto a favore dell’inceneritore, al quale a inizio anno non si era detto contrario a un tavolo in Provincia nemmeno il sindaco Giovanni Pianese. Soluzione che fa storcere il naso agli ambientalisti, per i quali incenerire non è la soluzione ideale. Esperti hanno dimostrato, dati alla mano, che si può rendere efficace il ciclo dei rifiuti risparmiando milioni di euro e senza realizzare nuovi impianti, né altre discariche. Ne è convinta l’ingegnere Carla Poli, imprenditrice che ha raccontato la propria esperienza sul riciclo dei rifiuti a Vedelago nel corso di un incontro coi comitati. Secondo alcuni esperti basterebbe trasformare i sette ex Cdr campani (che sono tra i più moderni d’Europa, costati 270 milioni di euro) in impianti di trattamento meccanico biologico, macchine cioè in grado di effettuare la cosiddetta differenziata a valle, cioè di recuperare materiale da riciclare dai rifiuti indifferenziati. Secondo i loro calcoli sui costi e i tempi di realizzazione, per costruire due nuovi inceneritori e beneficiare degli incentivi Cip6 occorrerebbero quattro anni e cinque miliardi di euro...continua
venerdì 3 dicembre 2010
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