venerdì 1 ottobre 2010

«MA NON È COLPA DELLA PIOVRA!»

Remo Girone, l’indimenticabile sagoma di Tano Cariddi, commenta le uscite di Berlusconi sulla storica fiction che ha fatto conoscere la mafia nel mondo. Un episodio nella solita storia del potere che vuole mettere sotto controllo la cultura


di Mario Tudisco


Come milioni di italiani abbiamo visceralmente odiato l’uomo che ci troviamo di fronte per l’intervista. D’altronde, non sarebbe stato possibile provare sentimenti diversi nei confronti di Tano Cariddi, il personaggio interpretato dall’attore Remo Girone che, nelle varie edizioni de La Piovra, incarnava il male assoluto. «All’epoca di questa riuscitissima fiction, che è stata poi esportata in mezzo mondo, mi resi immediatamente conto della grandissima popolarità che mi aveva conferito. La gente mi fermava per strada o fuori i teatri – e lo fa ancora oggi a tanti anni di distanza – per dirmi: lei è bravissimo, è un grande attore ma non ce ne voglia, ci sta davvero sullo stomaco! Ma mica è così cattivo anche nella vita privata?». No. Girone – oltre ad essere un attore di grandissima qualità – è un uomo tranquillo e disponibile, che parla a voce bassa, quasi sussurrando le parole. Se vogliamo, però, anche Tano Cariddi difficilmente alzava la voce, soprattutto quando impartiva gli ordini per gli omicidi più terrificanti.
Nonostante il suo grande successo, La Piovra, la fiction mafiosa di cui lei era uno dei protagonisti principali, è stata oggetto di innumerevoli critiche. Ultima – per ora – quella avanzata dal presidente Silvio Berlusconi, che vi accusa di aver dato un’immagine distorta e infelice degli italiani.
Guardi, conosco bene i rilievi mossi da Berlusconi. Ma non posso condividere, neanche minimamente, le sue perplessità sulla Piovra. E ciò, almeno per due valide ragioni. La prima: la nostra fiction, nonostante alcune scene terribili, era quasi una versione edulcorata di Cosa Nostra, che compiva stragi da noi mai simulate. La seconda: ritengo che sia compito degli artisti quello di riportare ciò che accade in un paese, in un determinato periodo storico, senza infingimenti e senza dover chiudere gli occhi sulla amara realtà che noi tutti abbiamo vissuto in quegli anni. E poi, diciamocela tutta, l’immagine di un’Italia mafiosa esisteva nel mondo molto prima della Piovra. Magari con il nostro incredibile successo l’abbiamo involontariamente amplificata. Ma non dobbiamo mai dimenticare i barbari assassini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e di tanti altri fedeli servitori dello Stato, uccisi perché indagavano troppo. Non voglio continuare a polemizzare con il leader del Pdl, ma accusarci di aver guastato l’idea della nostra nazione è un’affermazione ingiusta. Se poi mi permette, vorrei ricordare che ci sono stati anche altri illustri precedenti, ugualmente ingenerosi e immotivati, da parte del “potere” nei confronti del cinema italiano.
Ce ne può fare un esempio?
Beh, pochi lo ricordano, ma perfino Giulio Andreotti, che pure non era uso a polemiche o a rimproveri fuori luogo, ebbe da ridire a proposito di Ladri di Biciclette, con motivazioni simili a quelle usate in seguito da Berlusconi: un film che infangava l’immagine del paese. Ma si rende conto: stiamo parlando di un capolavoro del cinema mondiale di tutti i tempi! La Piovra – per l’amor del cielo! – non era un capolavoro del genere. Piuttosto l’avrei definita un prodotto artigianale ben confezionato. Comunque sia, è innegabile che vi sia stato sempre un indebito tentativo di ingerenza da parte di chi comanda nei confronti di artisti, registi e attori. Tentavi, però, fortunatamente andati a vuoto. E, d’altro canto, se La Piovra ebbe tutto quel successo vuol dire che gli italiani l’avevano apprezzata ritenendola, in qualche modo, aderente alla realtà di quegli anni, non crede?...continua

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