Raccolta dei rifiuti bloccata in gran parte del territorio, impianti e siti insufficienti, comuni indebitati. Il rischio concreto di una nuova paralisi
di Antonio Puzzi e Vincenzo Viglione
Superata la stagione estiva, consueto teatro degli episodi più eclatanti inerenti
la questione rifiuti, gli scenari che vanno ora delineandosi per Napoli e Caserta sembrano tutt’altro che incoraggianti. A partire dal capitolo occupazione.
Sono già 167 i lavoratori licenziati dalla gestione consortile casertana e altri 424 a rischio cassa integrazione. Così, negli ultimi mesi, i dipendenti del Consorzio Unico di Bacino di Napoli e Caserta hanno, a più riprese, incrociato le braccia contro il mancato pagamento degli stipendi, mandando in tilt la macchina della raccolta. Mancanza di liquidità alla quale si somma la carenza, ormai cronica, di impianti necessari al completamento del ciclo integrato. Carenza che si traduce, a sua volta, in un ulteriore aggravio di spesa. Basti pensare ai 200 euro per tonnellata che si spendono per il trasporto fuori regione della frazione umida, stimata, nelle recenti Linee di piano regionali 2010-2013 per la gestione dei rifiuti urbani, in circa 2.500 tonnellate al giorno, per un ammontare complessivo che sfiora i 500mila euro quotidiani.
Questi, e non solo, i fattori che hanno spinto nel luglio scorso gli amministratori provinciali a chiedere il rinvio dell’entrata in vigore della legge 26/2010, che fissa il termine per il passaggio dall’attuale gestione consortile a quella provinciale dei rifiuti al primo gennaio 2011.
«Sarebbe sufficiente una proroga di sei mesi – spiega Umberto Arena, assessore all’Ambiente della Provincia di Caserta – per consentire l’ultimazione della discarica di Maruzzella 3 nel Comune di San Tammaro e l’avvio dei lavori di realizzazione di un impianto per il trattamento del percolato e captazione del biogas, aspetti questi tra i più delicati della fase di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Per quanto riguarda il discorso raccolta – prosegue l’assessore Arena – parliamo di un ambito che al momento non è di stretta competenza provinciale, ma che fa capo ai singoli comuni tra i quali, sul fronte raccolta differenziata, si registrano numerose eccellenze che rappresentano l’orgoglio del nostro territorio, come nel caso di Camigliano, alle quali però si contrappongono numerosi casi in cui la macchina non è altrettanto efficiente e sui quali si sta lavorando».
Lavoro, quello relativo alla raccolta differenziata, sul quale, come sottolineato dai responsabili di associazioni e comitati di cittadinanza attiva, occorre investire la maggior parte delle risorse disponibili, se si vuole raggiungere gli obiettivi sanciti dalla legge 123/2008, che fissa il limite minimo del 35% di raccolta differenziata entro la fine di quest’anno e del 50% entro il 2011.
I rischi per una nuova paralisi si fanno, intanto, ancora più concreti. È risultata vera la notizia secondo la quale “Enerambiente”, società subappaltante di Asia, avrebbe bloccato la raccolta dei rifiuti dalle strade di Napoli, in quanto creditore di oltre 13 milioni di euro. I roghi di quest’estate nel comprensorio giuglianese hanno, poi, spinto le istituzioni a mobilitarsi. Il sindaco di Qualiano, Salvatore Onofaro, ha chiesto al nuovo Prefetto di convocare i primi cittadini dell’area, per discutere soluzioni efficaci, mentre Salvatore Perrotta, sindaco di Marano, ha invocato più poteri per affrontare la questione. A Giugliano, invece, l’amministrazione comunale è laconica: «Si tratta di un fenomeno vecchio e contro il quale non abbiamo strumenti per agire. La priorità ora è la bonifica del territorio». Il gruppo del Pd al Consiglio comunale ha, però, presentato un’interpellanza e si prepara ad organizzare una festa per l’ambiente. Con il passaggio dalla gestione regionale a quella comunale di otto ettari a Napoli Est è stato, intanto, impresso un colpo d’acceleratore alla costruzione del termovalorizzatore...continua
venerdì 1 ottobre 2010
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