martedì 9 febbraio 2010

REGIONE, CALDORO MARCATO A VISTA NEL PDL

Il centrodestra indica l’ex ministro socialista come proprio candidato, mentre si accende la faida tra Cosentino e Bocchino. I democratici divisi tra"bassoliniani" e "delucani"


di Alessandro Pecoraro


«Giovane, intelligente e di bell’aspetto». A meno di due mesi dalle elezioni, finalmente, i desideri del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sono stati realizzati. Il candidato del Pdl alla guida della Regione Campania è Stefano Caldoro (nella foto). Presidente del Nuovo Psi e con un passato da ministro nel secondo governo Berlusconi, Caldoro è stato ritenuto dall’intera dirigenza nazionale del Pdl l’uomo adatto alla sfida elettorale del prossimo mese. L’affaire Nicola Cosentino, però, ha lasciato enormi strascichi all’interno del Popolo della libertà campano, diviso tra "cosentiniani" e "anti-cosentiniani". Nelle settimane successive alla richiesta di arresto per il sottosegretario, fino alla metà di gennaio, la dialettica interna al partito di centrodestra, più che sui nomi dei papabili candidati, si è incentrata sull’influenza che l’esponente forzista avrebbe potuto avere sul candidato governatore. Il segretario del Nuovo Psi, prima di ottenere la candidatura, ha dovuto affrontare mille insidie; Cosentino, infatti, avrebbe chiesto a Berlusconi ampie garanzie, pretendendo voce in capitolo e collaborazione con il candidato presidente. Ma, nonostante la scelta di Caldoro, gli animi non si sono placati. Ci sono da selezionare gli uomini che, in caso di vittoria alle elezioni, dovrebbero occupare gli assessorati e la presidenza delle aziende e dei consorzi regionali. La diaspora interna al partito campano può essere semplificata a due soli nomi: Nicola Cosentino e Italo Bocchino, una rivalità che rispecchia gli attriti presenti anche a livello nazionale tra gli ex di Alleanza nazionale e di Forza Italia. Gli assessorati chiave sono quelli delle Risorse produttive, della Formazione e lavoro e soprattutto della Sanità, un tris di cariche che Cosentino spera di dirottare sui suoi uomini fidati, con l’obiettivo di controllare, da dietro le quinte, l’intera regione. Le speranze del sottosegretario all’Economia, però, saranno ridimensionate dalla pressione di Gianfranco Fini e Bocchino, i quali, dopo la concertazione che ha portato alla scelta di Caldoro, pretendono ampia voce in capitolo nella scelta degli assessori. Ciò che gli uomini di An temono è la perdita totale di radicamento sul territorio campano. Negli ultimi anni, infatti, mentre Bocchino lavorava nelle stanze romane, Cosentino, sostenuto da Mario Landolfi, è riuscito a piazzare nelle province di Napoli, Avellino e Salerno propri uomini di fiducia, arrivando a ottenere un consenso scalfito solo dalle indagini della magistratura sui presunti affari che legherebbero il sottosegretario al clan dei Casalesi. Stefano Caldoro, di qui al prossimo mese, avrà dunque un compito delicatissimo: dovrà essere capace di mediare e sanare le eventuali fratture che potrebbero aprirsi, obiettivo essenziale per ottenere un mandato solido e che, nel caso di vittoria, possa durare per tutto il quinquennio. Se nel Pdl la situazione non è delle migliori, nel Pd le cose vanno anche peggio. Tra dichiarazioni, smentite, accordi, litigi, compromessi e interventi di dirigenti nazionali si è arrivati ad una situazione di caos che nell’elettorato ha prodotto solo disorientamento e sconforto. Enzo Amendola, da tutti indicato come l’uomo del risorgimento del centrosinistra campano, non è riuscito a dare un senso a questo partito che, ancora oggi, a pochi giorni dalla scelta definitiva, è vittima di fortissimi scontri tra Antonio Bassolino e Vincenzo De Luca...continua

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.