I canali borbonici, da decenni ricettacolo di rifiuti, potrebbero essere finalmente recuperati. Bassolino: «La bonifica è fondamentale per rilanciare un territorio importante per lo sviluppo della Campania»
di Raffaele de Chiara
Un sistema di canali esteso su oltre 1100 chilometri quadrati, comprendenti 103 comuni e due province. Il bacino idrografico dei Regi Lagni (nelle foto), voluto dai Borboni nel ’600, è un trionfo della lungimiranza degli uomini del passato e della mediocrità di quelli del presente.
L’insieme dei canali è composto da un’asta principale lunga circa 80 chilometri, a cui ne vanno aggiunti altri 200 di condotti secondari. Un’area, quella dei Lagni, che partendo dalla foce situata a Pinetamare, si estende dai monti Tifatini nel Casertano, fino alle propaggini del Somma-Vesuvio nel Napoletano, passando per i monti di Avella e del Partenio situati ai confini con l’Avellinese. Notevoli anche i numeri della portata d’acqua: 3000 litri al secondo in tempo di asciutto, che possono arrivare a 650.000 in caso di piena. Nelle intenzioni di chi la ideò, l’immensa opera idrica doveva servire a incanalare le acque dei fiumi in caso di inondazioni, prevenendo in tal modo disastri ambientali. Attualmente ciò che ne rimane è soltanto un ricettacolo di rifiuti. Muoversi lungo i canali è come catapultarsi in uno spicchio d’inferno attorniato da uno spaccato di paradiso. Al di là degli argini, il verde lussureggiante della vegetazione mescolato al marrone scuro dei campi appena arati; al di qua, lungo il corso d’acqua, un termometro della stoltezza umana. Balle di scarti calzaturieri, vecchie coperture in amianto, elettrodomestici e materiali edili si mescolano ai colori spenti della vegetazione che fa loro da triste contorno.
Secondo le ultime rilevazioni eseguite dall’Arpac (Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania), lo stato di inquinamento delle acque è "Stato Ecologico di Classe 5". Da àncora di salvezza, quindi, per una terra da sempre soggetta a rischi idrogeologici, i Regi Lagni si stanno trasformando in una bomba ecologica dal potenziale distruttivo imprevedibile. A lanciare il grido d’allarme sono Angelo Morlando e Concetta Porto, rispettivamente ingegnere e geologo. I due sottolineano con forza come «lo stato generale dell’attuale inquinamento delle acque è da ritenersi senz’altro preoccupante, tale da richiedere una seria programmazione a medio-lungo termine». Tra le cause dell’inquinamento sono da annoverarsi senz’altro, dicono i tecnici: «Scarichi non autorizzati, versamenti di sostanze illecite o carcasse di animali riversate nei canali grazie soprattutto alla mancanza di reti di protezione lungo gli argini»...continua
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