martedì 9 febbraio 2010

NEOMELODICI, PER UN PUGNO DI FANS…

Concorrenza spietata, incisioni e passaggi in tv costosissimi, qualche volta una strizzata d’occhio al boss locale. Ecco quanto vale il successo a Napoli


di Eloise Buompane e Giovanni Improda


È un fenomeno in crescita, incontrollabile, indescrivibile: almeno quindici cantanti nascono artisticamente ogni giorno a Napoli. Decine di nuovi interpreti neomelodici (nella foto, un cantante napoletano) affollano le emittenti radio-televisive private, giovani in cerca di successo e disposti a tutto pur di sfondare, interessati più all’apparire che all’essere, sono sfornati quotidianamente dalle tante e più case discografiche che, spesso apparse dal nulla, scompaiono altrettanto magicamente. Perché? Lavorare stanca, studiare richiede sacrifici, ed ecco che i ragazzi, attratti dalle lusinghe di un bel mondo sempre disponibile a reclutare nuovi adepti senza talento e senza umiltà, giocano a fare i divi, a fare i superiori fin quando l’illusione dura, fin quando il pubblico non si stanca e decide di cambiare canale. Perché il mondo dei neomelodici ha le sue regole, i suoi giochi, i suoi compromessi. E i suoi tempi.
Ma chi sono, oggi, questi "artisti"? Cantanti come Alessio e Raffaello hanno dato via ad un nuovo ciclo nel mondo dei neomelodici e tantissimi giovani, imitandoli, vogliono diventare cantanti, anche se il talento, come spesso accade, manca del tutto o quasi. Oggi basta saper apparire, sapere quale taglio di capelli esibire a un concerto, basta indossare abiti all’ultima moda e fare complimenti "zuccherosi" alle fan per affermarsi come idoli delle folle!
Questo successo di carta non è certo destinato a durare a lungo; molti giovani, soprattutto per motivi economici, abbandonano le scene dopo appena pochi mesi di attività. Per incidere un cd, infatti, occorrono somme comprese tra i 5.000 e i 10.000 euro, mentre ulteriori 1.500 euro mensili vanno via per spese pubblicitarie su emittenti radiofoniche. E se si vuole far passare un video in tv, sono necessari 400-500 euro l’ora. Cifre astronomiche, ma i cantanti non guadagnano nulla dalla vendita dei cd, schiacciati dal mercato dei "pezzotti"; l’unico modo possibile per far quadrare le spese è quello degli ingaggi nei ristoranti e nei locali, per feste, cerimonie, banchetti. E molti, pur di far carriera, scendono a compromessi con produttori discografici senza scrupoli che promettono tanto successo, a patto però che si ceda ai loro ricatti o magari – nel caso di aspiranti starlette – alle loro voglie. Tutto può succedere in questo mondo fantasma dove nessuno dice nulla, e nessuno si lamenta. Costretti ad autofinanziarsi, i giovani cantanti emergenti non disdegnano di dedicare canzoni al boss del paese nella speranza di poter catturare la sua simpatia e servirsi dei suoi "favori" in caso di difficoltà economiche: perché qui, si sa, vince chi ha più soldi, diventa famoso chi ha più pubblicità!
Già nel 2006 l’allora ministro dell’Interno Giuliano Amato attaccò il mondo dei neomelodici e li definì «portatori di una cultura che fa del camorrista un eroe, del carcerato un personaggio positivo mentre chi lo denuncia è un infame». All’epoca sorsero innumerevoli polemiche, scatenate dai molti artisti desiderosi di precisare che la musica neomelodica non è solo questo, ma non si può nascondere che purtroppo è molto facile riscontrare in alcune canzoni la celebrazione della violenza e della delinquenza. Si deve ammettere che il successo e la gloria fanno gola un po’ a tutti, ma è pur vero che vedere bambini, guidati chissà da chi, cantare canzoni sui traffici di droga e bambine vantarsi di essere le fidanzate di "Giggin o’bell", già pericoloso criminale a nemmeno dieci anni compiuti, sembra davvero troppo!... continua

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