giovedì 5 novembre 2009

I "BISOGNOSI" DI MASTELLA

655 raccomandati tutti campani, infilati in enti controllati dalla politica come l’Arpac. L’Udeur nel mirino della magistratura


di Marilù Musto


La classe alta, la classe bassa e chi non ha classe. C’erano proprio tutti nell’elenco reperito, durante una perquisizione, nel file del computer sequestrato dalla Guardia di finanza nella segreteria dell’ex direttore generale dell’Arpac. 655 sono i nomi di «raccomandati veri e propri» – come li definisce il Gip di Napoli, Anna Laura Alfano – catalogati per titoli di studio, età del candidato e segnalazione del politico che sponsorizzava ciascuno di loro. Seicento e oltre. Dello stesso numero degli invitati alla festa di nozze del figlio dell’ex guardasigilli, Clemente Mastella (nella foto, con Nicola Ferraro). Una storia tutta campana, perché le segnalazioni non hanno colore né partito, ma spesso hanno confini territoriali.
«Ho aiutato dei bisognosi», ha spiegato l’ex ministro della Giustizia del Governo Prodi. Bisognosi o no, nell’elenco di raccomandati che aspettavano l’assunzione all’Arpac c’erano, probabilmente, quelli che chiedevano e, in alcuni casi, ottenevano l’assunzione nell’ente che si occupa di ambiente. A discapito di altri che titoli ne avevano ugualmente, ma non erano forniti di uno sponsor politico. C’è stato il caso, ad esempio, della decisione presa dalla commissione d’esame che doveva valutare i titoli accademici e di studio di due candidati alla direzione del periodico bimestrale «Arpacampania Ambiente». I commissari Luciano Capobianco, Pietro Funaro, Antonio Fantini, Giulio Sarno, Silvana Del Gaizo, Giovanni Ambrosino e Raffaele Barbato «nel procedere alla valutazione dei titoli – scrive il Gip – non motivarono le ragioni in base alle quali vennero attribuiti i punteggi e tantomeno motivarono la ragione per la quale a Pietro Funaro, che aveva solo una laurea triennale in "servizi sociali", venne attribuito il massimo punteggio sui titoli accademici (5), e al suo diretto concorrente, che aveva un diploma di laurea quadriennale in Scienze Politiche, il punteggio più basso (0)». Questo, almeno, è lo scenario delineato da un’inchiesta coordinata dal pubblico ministero della Procura di Napoli, Francesco Curcio. Tanti i numeri dell’indagine. Sessantatre gli iscritti nel registro degli indagati e una raffica di misure cautelari per una serie di accuse spiccate a vario titolo a politici dell’Udeur, che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, abuso d’ufficio, turbata libertà, falso materiale e ideologico. Da un lato i politici, dall’altro i dirigenti e i dipendenti che chiedevano le raccomandazioni. Al centro: un vortice che collocava «persone dell’Udeur» nei punti strategici del potere pubblico casertano e campano. Tutto come dieci mesi fa, quando Sandra Lonardo, moglie di Mastella, presidente del consiglio regionale della Campania, era stata accusata di aver fatto pressione per la nomina di due primari all’ospedale di Caserta. Nero su bianco, lo avevano scritto i Pm, Alessandro Cimmino e Maurizio Giordano il 2 novembre 2007, quando avevano ascoltato il dirigente dell’ospedale Luigi Annunziata. «Il presidente Lonardo mi chiese di nominare il primario di ginecologia. Io dissi che non era possibile – aveva spiegato ai magistrati Annunziata – si trattava di tal Passaretti che mi fu prima indicato dal Ferraro. Il presidente si interessò. Il Ferraro fu più perentorio, proprio e anche per i suoi modi. So perfettamente che ogni giorno, ossia appena può, il presidente Lonardo chiede la mia rimozione all’assessore Montemarano (assessore regionale alla Sanità, esponente del Pd, ndr). Ricordo che mi chiese anche altro – aveva continuato a spiegare in Procura a Santa Maria Capua Vetere il dirigente – di nominare il primario in neurochirurgia indicatomi in Cantone. So questa circostanza perché la moglie del Cantone, tale Cingotti, mi disse che aveva parlato con la Lonardo andando a Ceppaloni per far raccomandare il marito. In seguito la Lonardo, prima delle elezioni comunali a Caserta, mi chiese come mai non avessi fatto niente per Cantone, io le dissi che non avrei fatto nulla. Dopo questi dinieghi si verificò l’interpellanza parlamentare regionale». Pressioni su pressioni. Oltre al filone che solleva il sipario sul presunto scandalo dei «raccomandati», la Procura nella seconda indagine contesta a Mastella un tentativo di concussione in concorso con altri esponenti del suo partito – il segretario regionale Antonio Fantini, gli ex consiglieri regionali Nicola Ferraro e Fernando Errico e l’ex assessore regionale Andrea Abbamonte – per costringere il direttore sanitario dell’ospedale Santobono di Napoli a nominare primario Bruno Rolando (indagato anche lui) in seguito alla sua opposizione. Il direttore sanitario avrebbe ricevuto intimidazioni, come la presentazione di una interpellanza nei suoi confronti...continua

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