Le candidature alle elezioni regionali e provinciali arrivano dopo interminabili lotte intestine nei due schieramenti. Ecco perché la ritrovata unità potrebbe infrangersi ancora prima del voto
di Alessandro Pecoraro
Elezioni regionali e provinciali: molte polemiche e pochi fatti. A farne le spese i partiti maggiori che, nella scelta delle candidature, hanno dovuto fare i conti con le speranze, gli egoismi e, in certi casi, con l’arroganza dei propri quadri dirigenziali.
Si comincia dal Partito democratico, dove molti iscritti hanno deciso di abbandonare la nave in avaria, segnando la resa dei conti di un partito che stenta a decollare. Il giovane segretario regionale, Enzo Amendola, è in balia di correnti interne (ed esterne) che ne condizionano ogni mossa. Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ha già annunciato che, in caso di elezione, gestirà personalmente gli assessorati di Sanità, Bilancio e Fondi Europei: un importante segnale di sfiducia nei confronti degli uomini del suo stesso partito. A nulla sono serviti gli incontri di facciata con Antonio Bassolino, o l’abbraccio con Antonio di Pietro. De Luca è solo, solissimo e, probabilmente, a partire dal 30 marzo sarà ancora più solo. Le scelte e gli atteggiamenti del candidato hanno provocato una frattura insanabile nel partito; a Napoli e Caserta, infatti, Bassolino può contare ancora su numerose forze e c’è da giurare che non si arrenderà così facilmente alla sua deposizione.
Per quanto riguarda la provincia di Caserta la situazione è, se possibile, ancora più grave. Molti sostenitori del Pd si chiedono dove siano finite le qualità che hanno portato Enzo Iodice a diventare il segretario provinciale dei "democrats"; e pensare che proprio Iodice non esitava a definirsi un garante e perno d’equilibrio per la crescita del partito, caratteristiche che in realtà sono svanite con l’autosgretolamento della "sua" stessa creatura. Così Lorenzo Diana ha scelto di abbandonare il partito per approdare all’Idv, seguito a ruota da altri personaggi che hanno fatto la storia (brevissima) del Pd, come Nicodemo Petteruti e Piero Squeglia, finiti nell’Api di Francesco Rutelli. Ma quella del Pd non è l’unica telenovela: anche lo schieramento di centrodestra ha dovuto fare i conti con vecchie ruggini trasformate in fazioni contrapposte. La scelta di candidare Stefano Caldoro alla guida della Regione si è rivelata più problematica di quel che sembrava all’inizio. L’ex ministro, in effetti, come dichiarato dall’onorevole Italo Bocchino in una recente intervista rilasciata qualche tempo fa a "Fresco di Stampa", era un nome gradito all’area "finiana"...continua
di Alessandro Pecoraro
Elezioni regionali e provinciali: molte polemiche e pochi fatti. A farne le spese i partiti maggiori che, nella scelta delle candidature, hanno dovuto fare i conti con le speranze, gli egoismi e, in certi casi, con l’arroganza dei propri quadri dirigenziali.
Si comincia dal Partito democratico, dove molti iscritti hanno deciso di abbandonare la nave in avaria, segnando la resa dei conti di un partito che stenta a decollare. Il giovane segretario regionale, Enzo Amendola, è in balia di correnti interne (ed esterne) che ne condizionano ogni mossa. Il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, ha già annunciato che, in caso di elezione, gestirà personalmente gli assessorati di Sanità, Bilancio e Fondi Europei: un importante segnale di sfiducia nei confronti degli uomini del suo stesso partito. A nulla sono serviti gli incontri di facciata con Antonio Bassolino, o l’abbraccio con Antonio di Pietro. De Luca è solo, solissimo e, probabilmente, a partire dal 30 marzo sarà ancora più solo. Le scelte e gli atteggiamenti del candidato hanno provocato una frattura insanabile nel partito; a Napoli e Caserta, infatti, Bassolino può contare ancora su numerose forze e c’è da giurare che non si arrenderà così facilmente alla sua deposizione.
Per quanto riguarda la provincia di Caserta la situazione è, se possibile, ancora più grave. Molti sostenitori del Pd si chiedono dove siano finite le qualità che hanno portato Enzo Iodice a diventare il segretario provinciale dei "democrats"; e pensare che proprio Iodice non esitava a definirsi un garante e perno d’equilibrio per la crescita del partito, caratteristiche che in realtà sono svanite con l’autosgretolamento della "sua" stessa creatura. Così Lorenzo Diana ha scelto di abbandonare il partito per approdare all’Idv, seguito a ruota da altri personaggi che hanno fatto la storia (brevissima) del Pd, come Nicodemo Petteruti e Piero Squeglia, finiti nell’Api di Francesco Rutelli. Ma quella del Pd non è l’unica telenovela: anche lo schieramento di centrodestra ha dovuto fare i conti con vecchie ruggini trasformate in fazioni contrapposte. La scelta di candidare Stefano Caldoro alla guida della Regione si è rivelata più problematica di quel che sembrava all’inizio. L’ex ministro, in effetti, come dichiarato dall’onorevole Italo Bocchino in una recente intervista rilasciata qualche tempo fa a "Fresco di Stampa", era un nome gradito all’area "finiana"...continua
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