mercoledì 31 agosto 2011

LE MAFIE CHE NON SI PIEGANO

Sono quelle arroccate nelle amministrazioni e negli enti, dove condizionano la vita della democrazia. E, secondo il giornalista Nello Trocchia, non conoscono confini: dal Piemonte alla Sicilia, attraversano l’intera penisola italiana penetrando nel tessuto economico

di Eliana Iuorio

Incontro con il giornalista Nello Trocchia, autore del bestseller La Peste, pubblicato da Rizzoli, scritto a quattro mani con Tommaso Sodano, attuale vicesindaco e assessore all’Ambiente della giunta De Magistris. È con Federalismo criminale (Nutrimenti editore, 2009) che Trocchia segna il suo debutto in qualità di scrittore, nell’affrontare e analizzare un tema spinoso e quanto mai attuale: le infiltrazioni della camorra nel cuore delle stituzioni locali.
Nel “federalismo criminale”, per il quale parli di “mafie sotto casa”, chi sono le vittime e chi i carnefici?
Sono dell’idea che le vittime siano sicuramente i cittadini; per paradosso, possono anche essere carnefici di se stessi, però nel senso che scelgono liberamente chi votare, a chi affidare le chiavi delle istituzioni e degli enti locali.
Le tangenti e la corruzione dilagante negli enti rappresentano il malcostume che lega la politica all’interesse criminale. Ha visto sciogliersi una Asl in Campania ed una Asp a Reggio Calabria…
Abbiamo avuto il caso dello scioglimento della Asl Napoli 4 nel 2005: la prima Azienda sanitaria locale ad essere azzerata in Italia, e medesima sorte è toccata alla Asp in Calabria. A Napoli, in particolare, nell’Asl Napoli 4, con sede a Pomigliano d’Arco, si evidenziarono i condizionamenti delle famiglie criminali dei Fabbrocino (egemoni nel vesuviano), dei Russo, degli Alfieri, con il solito schema delle ditte che condizionavano quella Azienda sanitaria prestando forniture e servizi (sempre tesi al risparmio economico e al maggior profitto); si andava dalla vigilanza alla mensa alla erogazione di altri tipi di servizi. È la dimostrazione che le organizzazioni mafiose devono essere inevitabilmente intese come strutture che erogano servizi, e che intermediano l’esercizio della democrazia e del diritto tra i cittadini e le istituzioni; non possono essere limitate e confinate alla sola presenza e attività violenta di boss e criminali efferati.
Il caso di Bardonecchia, in Piemonte, è dimostrazione di quanto le mafie possano insediarsi facilmente, ove c’è consenso. Clientele e corrotte operazioni immobiliari. Il Comune è stato sciolto nel ’95. A Barcellona, in Sicilia, invece, la mafia è granitica; tu dici che “non si scioglie”…
Sì, citi due casi che sono rappresentativi del fenomeno: Bardonecchia, in provincia di Torino (sciolto nel ’95), dove egemoni erano la famiglia Lopresti, nel ramo imprenditoriale degli appalti e le famiglie di ’ndrangheta, ivi insediate dagli anni ’70, che controllano soprattutto il movimento terra, i grandi appalti e i subappalti per le grandi opere, come autostrade o ferrovie. Nulla si è fermato e da quello scioglimento in avanti, la ’ndrangheta in particolare, condizionerà molto i Comuni del nord Italia, basti pensare al recente scioglimento di Bordighera, in Liguria. L’altro Comune che citavi, Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, mai sciolto per infiltrazione mafiosa, apre il grande tema della mafia granitica; cioè, quando dico “mafia”, parlo sempre di rapporti strutturali con il potere politico (naturalmente esiste la politica senza mafia, ma non ci sarà mai una mafia senza politica, senza appoggi politici).
Non è il solo caso di mancato scioglimento; famoso quello di Fondi, ma sono famose anche le tante storie di zone, enti, territori che nonostante i continui arresti e le contiguità dimostrate, siano state risparmiate dalle Commissioni di accesso, da parte della Prefettura e del Ministero dell’Interno. C’è molta sottovalutazione, molto disinteresse al tema dell’intreccio tra mafia e politica. Barcellona ne è sicuramente un esempio, ma è una “linea di governo” che si sta imponendo non solo nelle aree a tradizionale presenza mafiosa, ma anche in altre aree del Paese: colpire militarmente le mafie, mentre si tace degli accordi e dell’intreccio con il potere politico e imprenditoriale...continua

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