La manovra finanziaria recentemente varata dal Governo condanna le regioni meridionali a un quadriennio di sacrifici. Stop ai fondi per risanare l’emergenza rifiuti
di Alessandro Pecoraro
Dalle infrastrutture alle politiche per occupazione e formazione; dai bonus per la riduzione dell’Ici al costo per la manutenzione del termovalorizzatore di Acerra; dalla sanità all’edilizia scolastica; dagli ammortizzatori sociali al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, fino all’emergenza rifiuti in Campania. È una manovra finanziaria che qualcuno ha definito «lacrime e sangue» quella approvata quest’estate dal Parlamento italiano. Una manovra che forse salverà l’Italia dalla bancarotta, ma di certo non salverà il Meridione dall’enorme crisi strutturale economico finanziaria. La manovra da 87 miliardi (spalmata in un arco temporale di tre anni e mezzo), prevede in pratica tagli lineari a qualsiasi attività finanziata dallo Stato. Ad essere colpito sarà soprattutto il sud Italia. I tagli maggiori, infatti, riguardano il fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) che è stato depauperato di oltre il 10%. Circa 2 miliardi e mezzo di euro in meno che influiranno sicuramente nelle politiche meridionali.
I tagli avranno degli effetti devastanti soprattutto in quei settori in cui le regioni hanno gravi deficit di bilancio.
In Campania, ad esempio, a subire le maggiori conseguenze sarà il settore della sanità. I miliardi di debiti accumulati dalla cattiva gestione della cosa pubblica, uniti al federalismo fiscale e ai tagli ai fondi strutturali, metteranno in ginocchio l’intero sistema sanitario campano. Ma una situazione simile si avrà anche con i rifiuti. Il taglio ai Fas riguarda anche il finanziamento per l’emergenza, un ridimensionamento che produrrà ostacoli per un’eventuale costruzione di nuovi impianti di smaltimento e compostaggio dei rifiuti.
Secondo il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, per le regioni del Sud, l’impatto della manovra da qui ai prossimi quattro anni sarà insostenibile: «A meno di non ridurre o eliminare del tutto i livelli essenziali delle prestazioni, bisognerà continuare ad intervenire su servizi, sanità, welfare e trasporti pubblici. Siamo alla terza manovra consecutiva che ci impone tagli e correzioni. Per la Campania, al netto del piano di riordino della sanità, sono già previsti 480 milioni di euro in meno e con la nuova manovra ci sarà un’ulteriore inevitabile riduzione dei servizi». È inaccettabile, secondo Caldoro, che l’impronta di tutto il provvedimento sia stata data dalla Lega: «Andavano inserite coperture più coraggiose, anticipando l’innalzamento dell’età pensionabile al primo anno e intervenendo sulle pensioni più ricche, sui consumi con un lieve ritocco all’Iva e introducendo una patrimoniale sui redditi alti: così si sarebbe impedita l’ennesima stangata sulle regioni e gli enti locali, evidentemente questo alla Lega non conveniva»...continua
mercoledì 31 agosto 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.