di Mario Del Franco

Mentre gli effetti della disastrosa crisi finanziaria del 2009 tendono finalmente ad un graduale ridimensionamento, con l’economia mondiale in netto miglioramento, trainata dallo sviluppo dei paesi emergenti, e le economie avanzate in maggiore difficoltà, oscillanti tra il 3-4% di crescita nel 2010 della Germania da un lato, e gli 1,3 punti percentuali guadagnati dal Prodotto interno lordo italiano nel corso del medesimo anno, qual è lo stato dell’economia in Campania, e in particolare nelle province di Napoli e Caserta? Sono visibili, come si può dire accada sul piano nazionale, alcuni, sia pur timidi, segnali di ripresa? I dati più recenti circa l’andamento del sistema economico-produttivo della regione campana non sono affatto confortanti: «Il deficit strutturale determinato da una serie di fattori, dalle infrastrutture all’incapacità di utilizzare i fondi europei, a un tessuto produttivo privo di eccellenze – fanno sapere da Confindustria Campania – hanno inciso negativamente sui segnali di ripresa, che ancora tardano a manifestarsi: nel primo trimestre 2011 si è riscontrata un’ulteriore riduzione del Pil regionale dello 0,6% rispetto all’anno precedente, che si accompagna a dati anche maggiormente preoccupanti, come una diminuzione dell’occupazione di ben il 40%, con un tasso di disoccupazione che si attesta intorno al 16,9%».
Per quanto riguarda nel dettaglio le province di Napoli e Caserta, quanto emerge dai Bollettini Statistici elaborati sulla base di dati Istat dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne per Unioncamere, in occasione della IX Giornata dell’economia del 6 maggio scorso, non lascia ancora parlare di un’inversione di tendenza rispetto alla spirale recessiva del 2008-2009: anche in questo caso, le gravi criticità strutturali – ad esempio un sistema produttivo caratterizzato dalla predominanza, in particolare per quanto riguarda Caserta, di imprese piccole e poco strutturate; l’ombra della criminalità organizzata, che determina squilibri e distorsioni del mercato; un mercato del lavoro che presenta indicatori di segno perennemente negativo – nel 2010 hanno impedito di agganciare la pur timida ripresa nazionale, con un aumento del Pil soltanto dello 0,4% per Caserta e dello 0,1% per Napoli.
Per quanto concerne le previsioni per il 2011, sembra invece esservi spazio per un cauto ottimismo: a Caserta non si vede ancora una variazione di segno positivo né per il fatturato (-0,1%), né per la produzione (-0,8%), con il settore edile e il terziario in maggiore difficoltà rispetto all’agricoltura e al comparto manifatturiero; a Napoli la situazione è invece leggermente migliore – con un incremento complessivo del fatturato del 2,0% e un calo della produzione dello 0,4% – per tutti i comparti economici tranne il manifatturiero, che lascia registrare ancora un arretramento del 1,2% circa il volume di affari. Moderatamente confrontante, sia per la regione nel suo insieme, sia per la provincia casertana, il dato riguardante gli investimenti: in Campania, secondo Confindustria, «si prevedono stanziamenti di risorse pari all’1,35% per ricerca e sviluppo e al 30,1% per l’innovazione», mentre a Caserta si prevede un aumento complessivo del 2,3%; in controtendenza la provincia di Napoli, per la quale si stima una riduzione degli investimenti dell’1,5%. Sempre drammatico, tuttavia, lo stato dell’occupazione, sia, come già accennato, in Campania, sia per ciascuna delle due province prese in esame: per Caserta e Napoli si prevede ancora un dato di segno negativo, pari rispettivamente a -3,3% e -1,5%...continua