Johnson Controls, Ergom, Proma,Tower e tante altre fabbriche che ruotano attorno allo stabilimento di Pomigliano vivono la transizione difficile del settore auto
di Alessandro Dorelli
Si scrive Fabbrica Italia Pomigliano, si legge progetto Nuova Panda. Nuovo stabilimento, o meglio stabilimento messo a nuovo, e nuova produzione che mette alla porta quella tradizionale dell’Alfa Romeo, che qui a Pomigliano d’Arco ha segnato la storia, non solo industriale, di un’intera cittadina.
Dopo mesi di aspri dibattiti, che hanno visto sgretolarsi il fronte sindacale e modificare gli stessi rapporti tra industriali, partono le prime assunzioni nell’ex stabilimento Giambattista Vico. Di pari passo, però, si materializzano all’orizzonte i primi dubbi su quale sarà la ricaduta sull’indotto Fiat, ossia su quel consistente numero di piccole e medie aziende che hanno proliferato in tutta la Campania, trainate dalle produzioni targate Alfa. Aziende che impiegano migliaia di lavoratori, quasi tutti interessati dalle varie forme di ammortizzatori sociali negli ultimi quattro anni. Lo start al progetto dell’amministratore delegato Sergio Marchionne è stato dato lo scorso 7 marzo, con il passaggio di 4 capi delle Ute, 3 tecnici e un gestore operativo da Fiat Group Automobiles alla newco Fabbrica Italia Pomigliano. Neoassunti che andranno ad affiancare Sebastiano Garofalo, passato da direttore di stabilimento ad amministratore delegato della nuova società, noto per la produzione e distribuzione di un discusso dvd, che invitava gli operai dello stabilimento partenopeo ad accettare i termini dell’accordo proposto da Fiat.
Nelle loro mani la fase iniziale del progetto: il completamento dei lavori all’impianto di lastratura e alla catena di montaggio. Contemporaneamente sul fronte indotto l’effetto domino si avverte immediatamente. Fra le prime a muoversi, due colossi dell’apparato produttivo che ruota intorno il sito napoletano: Johnson Controls e Ergom. Entrambe specializzate nella componentistica auto e nella lavorazione delle materie plastiche. Johnson Controls, 169 operai in cassa integrazione da circa otto anni nello stabilimento di Rocca d’Evandro e circa 180 in quello di Cicerale (Salerno), ha annunciato da subito un investimento di circa 2 milioni di euro da completare entro giugno e una leggera modifica alla dislocazione produttiva fra i due stabilimenti. Investimenti che dovrebbero permettere il riassorbimento dei lavoratori della multinazionale a stelle e strisce entro il 2012, anno in cui la newco produrrà 240mila Nuova Panda.
Altro discorso per i dipendenti della Ergom. Circa 1000 lavoratori nelle tre sedi presenti fra Caserta e Napoli, secondo un accordo stilato con la stessa Fiat prima della crisi avrebbero dovuto essere assunti dallo stabilimento di Pomigliano. Ora almeno per 500 di loro potrebbe non esserci più posto e lo stabilimento di Marcianise dovrebbe essere accorpato a Napoli. Nella stessa situazione di incertezza versa gran parte dell’indotto Fiat.
Ai due esempi, che rappresentano solo gli estremi delle reazioni che il processo Fabbrica Italia Pomigliano potrà innescare, si affiancano molte realtà industriali che ancora navigano a vista. Due i fattori fondamentali del nuovo piano industriale torinese che creano scompiglio nell’indotto: la risposta del mercato ai volumi di produzione fissati da Marchionne e il passaggio da una produzione di alto livello ad una di livello medio/basso. Fornire interni, rifiniture o componentistica per Alfa 159, Giulietta o Mito non è lo stesso che fornire i medesimi prodotti per la Nuova Panda, ma nonostante questo i giudizi sui livelli produttivi e lavorativi non sono univoci....continua
venerdì 1 aprile 2011
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