venerdì 4 marzo 2011

LA GANG DEL PERCOLATO

Quattordici arresti di funzionari e dirigenti che smaltivano illecitamente i liquami nelle acque costiere. Un’inchiesta che si riallaccia all’emergenza rifiuti del 2003


di Marilù Musto


Chi non ricorda le proteste di Villa Literno, tra il 2003 e il 2004? Mentre era in corso l’ultima guerra di camorra tra i gruppi Tavoletta-Ucciero e Bidognetti, alcuni giovani di nemmeno 20 anni finivano i loro giorni di vita stramazzati al suolo.
C’era una parte del paese fatta di donne con bambini e i loro uomini al seguito che protestava contro gli sversamenti delle ecoballe sul territorio liternese.
«Qui, prima o poi, nasceranno gli alberi blu», dicevano i manifestanti.
E chi non ricorda, invece, il commissario dei rifiuti Corrado Catenacci, che giungeva a Villa Literno, il paese più grande per estensione territoriale di tutta la provincia di Caserta, sulla sua auto blindata, scortata dai carabinieri della locale stazione.
Carabinieri che quando non erano impegnati sull’ultimo morto inchiodato a terra dai killer, erano sul sito di “Lo Spesso” per il servizio di ordine pubblico.
Quando arrivava Catenacci a Villa Literno, in quegli anni, la folla si infiammava. Fino a quando il sindaco del paese, Enrico Fabozzi, parlava con il commissario nella sala comunale.
E ne usciva con un responso: ancora ecoballe a Villa Literno.
In cambio, però, il Governo depurava le acque del paese e stanziava soldi a cascate per rimettere a nuovo la cittadina con una bonifica. In pratica il Governo dava, in cambio della “monnezza” di quasi metà della regione, ciò che il paese doveva ottenere per diritto: acqua pulita e aria salubre.
Dove sono andati a finire i litri di percolato che ristagnavano al margine delle ecoballe di “Lo Spesso”? Un’inchiesta ha fornito una parziale risposta. Perché dopo sette anni, dopo pagine di giornali dedicate allo scandalo rifiuti in Campania e dopo che la “questione Villa Literno” è stata messa a tacere con le cascate di finanziamenti, si è giunti ad un risultato: l’ex presidente della Regione Campania Antonio Bassolino è fra i 38 indagati nell’ambito dell’indagine su presunti reati ambientali.
I numeri dell’inchiesta della Procura napoletana sono altissimi: 14 solo gli arresti eseguiti dai carabinieri del Noe e della Guardia di finanza, tra cui proprio l’ex prefetto Corrado Catenacci e l’ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile, Marta Di Gennaro.
Indagato anche l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi e l’ex assessore regionale all’epoca delle giunte “bassoliniane” Luigi Nocera.
L’indagine è la prosecuzione di quella conclusa nel maggio 2008, nota con il nome di “Operazione Rompiballe”, che ha portato all’arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti.
Nelle carte vengono riscontrati dalla Procura «gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della pubblica amministrazione e tecnici delle strutture commissariali, che si sono avvicendati al Commissariato per l’emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008 che, in qualità di responsabili del processo di smaltimento del “percolato” prodotto dal sistema regionale, utilizzavano gli impianti di depurazione di acque reflue della Regione Campania, contribuendo all’inquinamento del tratto costiero del litorale napoletano».
In pratica, nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto delle 14 persone accusate di associazione per delinquere, truffa e reati ambientali, è stata accertata l’esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani, che ha consentito, per anni, lo sversamento in mare del percolato (rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani), in violazione delle norme a tutela dell’ambiente.
Il percolato veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino al Casertano.
Non a caso, l’ordinanza di custodia in carcere, scattata il 28 gennaio scorso, ha raggiunto anche i manager della società Hidrogest, Gaetano De Bari e Claudio De Biasio...continua

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