giovedì 4 giugno 2009

BIOPOWER, POLITICA E IMPRESE COLLUSE?

La vicenda giudiziaria della centrale a biomasse di Pignataro porta sul banco degli imputati esponenti eccellenti delle istituzioni casertane

di Francesco Falco


Un’inchiesta complessa, che configura reati quali truffa ai danni della Regione Campania, falso, corruzione. Sotto accusa 23 persone, nei confronti delle quali, lo scorso 28 aprile, la Guardia di Finanza, su ordine della procura di Santa Maria Capua Vetere, ha eseguito altrettante ordinanze di custodia cautelare. È l’operazione "Biopower", riguardante l’ormai famosa (e discussa) centrale a biomasse, prevista sul territorio di Pignataro Maggiore. Una centrale pesantemente osteggiata dai comitati ambientalisti e dal consigliere comunale pignatarese, Raimondo Cuccaro. Un’indagine che fa tremare i palazzi della politica casertana: un avviso di garanzia recapitato all’assessore regionale Andrea Cozzolino (atto dovuto per la perquisizione dell’ufficio in Regione), perquisita la casa del sindaco di Pignataro, Giorgio Magliocca; arresti domiciliari per Francesco D’Alonzo, vicepresidente del consiglio comunale di Pignataro. Domiciliari anche per l’assessore provinciale Franco Capobianco (nella foto). I Pm sostengono quanto segue: «Gli imprenditori laziali Renzo Bracciali e Giampiero Tombolillo avevano costituito tre società e, interessati alla costruzione della suddetta centrale, si sarebbero avvalsi di una fitta rete di rapporti di favoritismo e di corruttela con funzionari e amministratori pubblici». Il tutto attraverso una rete di mediatori, di luogotenenti come Tommaso e Giovanni Verazzo, padre e figlio (il primo scarcerato dal riesame), e di funzionari del genio civile di Caserta. La politica, dal canto suo, avrebbe accondisceso alle richieste dell’imprenditoria, mettendosi a disposizione e traendone vantaggio illecito. Vantaggio concretatosi – secondo l’accusa – in tangenti mascherate, nel caso di D’Alonzo (attraverso sponsorizzazioni alla locale squadra di calcio); in assunzioni di persone richieste dall’assessore provinciale Capobianco, grazie alle quali il politico avrebbe «aumentato il proprio consenso elettorale». Il riesame, il 20 maggio, revoca i domiciliari a D’Alonzo. Per quanto riguarda Capobianco, lo stesso gip Paola Cervo (e non, dunque, il riesame) predispone, in data 8 maggio, l’annullamento degli arresti domiciliari. Il provvedimento viene motivato con una lettura, da parte del gip, «alternativa al compendio indiziario dell’ordinanza di custodia cautelare». La documentazione presentata dai legali di Capobianco, infatti, «consente di verificare, in particolare, che l’indagato era impegnato a sostenere lo sviluppo delle fonti di energia alternativa già prima di incontrare Tombolillo». Sarebbe venuto a mancare, dunque, lo scambio formalizzatosi nell’ottenimento di posti di lavoro in favore dell’intervento compiacente dell’assessore provinciale. Con tutte le cautele del caso, visto che il processo non è ancora iniziato... continua

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